Sotto il pallone

Sunday, December 07, 2008


Oltre la Virtus
Come cambia la vita delle persone. Credevo di lavorare tanto, anni fa, quando avevo inventato questo blog segreto per raccontare la mia vita di giornalista sportivo. Credevo che otto ore al giorno sei giorni su sette fossero tante. Come cambia il mondo, come è cambiato. Ora ne lavoro 12-14, ore, sette giorni su sette e mi trovo anche in condizione di scrivere qualche riga qui, sull'amato blog, come ricavando l'inchiostro da una mistura del mio sangue, e da cenere, e acqua, quel che si riesce a ricavare in questa cella. Che cella non è: nelle aziende appare molto moderna 'sta concezione e realizzazione dell'open space, così da illudere l'impiegato di non essere pigiato e prigioniero in una stanzetta ma di essere libero, di godere dell'ora d'aria perpetua. Bell'idea, l'open space.
C'è la crisi, poi, dicono. C'è la crisi: non possiamo farti un contratto; c'è la crisi: sopravvive solo chi lavora pure di domenica; c'è la crisi: niente stipendio, ci spiace; c'è la crisi, la crisi, la crisi. C'è la crisi: meglio mori', ci dirà qualcuno un giorno. C'è sempre qualcosa, comunque, per sfruttare le masse: mai che, da quando ormai più di vent'anni fa sono entrato nel mondo del lavoro, mai che qualcuno abbia detto "Non c'è crisi, vacche grasse, ti assumiamo, ti diamo quel che ti spetta anche in termini di tempo libero, e non solo di retribuzione". Niente, il che poi suggerisce che questa crisi, pure corrente e attuale, sia adoperata come un legittimo alibi per mortificare il lavoratore, magari riuscire anche a dargli un po' di colpa.

C'è la Virtus, però: fra le varie cose di cui m'occupo nel ménage quotidiano, c'è la squadra di basket di Roma, la Virtus Roma. Oggi farò un esercizio di copiatura e vorrei anche mettere un commentino della partita fra queste righe di questo blog. Penso di riuscirci, lo farò.

Invece non ci sono riuscito.

Wednesday, July 02, 2008


Cina e oltre
Chi volete che sia d'accordo con me quando dico che le Olimpiadi sono un'occasione per rompere i coglioni ai cinesi? Nessuno, forse solo 1.200.000.000 cinesi. Ma siccome gli articoli che scrivo non sono tradotti in cinese mi trovo da solo a manifestare la mia insofferenza verso le polemiche sollevate in direzione Muraglia, dal Tibet alle mucillagini di Qingdao. Ma non è interessante, questa faccenda, in confronto alle tante peripezie quotidiane che stringono e stringono il tempo libero; ecco il carnet di una giornata ordinaria:

7,30 Sveglia
7,35 Prima colazione, lavarsi, vestirsi
8,30 Uscire
9,00 Lavoro quotidiano Basilicata
11,30 Uscire
12,00 Lavoro Il Romanista
23,30 Uscire
23,45 Cena
24,30 Dormire

Sono poche le persone cui racconto, in breve, questo ménage, che provano una reale solidarietà. Una solidarietà per lo schiacciamento cui sono sottoposti i minuti, nella giornata, i minuti per fare pipì, mangiare, fumare, chiacchierare. Saranno 25-30, salvo che la mattina posso fumare liberamente. La gente pensa che sia una lagna, forse ha ragione: ti rispondono "Io lavoro anche di più, certe volte", così rispondono. E non è vero, lo schiacciamento dei minuti liberi molti non lo sanno che vuol dire. C'è chi lavora di più, ovvio, ma non gente che conosco.
E poi c'è gente che rompe le palle alla Cina, figuriamoci.

Sunday, June 29, 2008


Euro 2008
Ha vinto la Spagna, e i tedeschi restano sul campo ad assistere ai festeggiamenti. Che sportività... Che palle 'sta retorica della sportività. E trascorsa la prima settimana, le prime 78 ore, che sono un po' di più. Premo, spingo, accorcio i tempi di lavoro e riesco a guadagnare circa mezz'ora d'ozio, ma è ancora poco.
Riflessioni:
1. La capacità di adattamento dell'uomo come specie è maggiore di tutte le altre specie animali. Possiamo sopravvivere in orbita a 300mila metri per un anno o in una piattaforma petrolifera a farci le seghe e disperdere il seme nell'oceano (o nello spazio, nel caso degli astronauti) ma si sopravvive. Anche la capacità di adattamento dell'individuo è notevole, in molti casi. Qualcuno pensava che fosse possibile alle soglie dei quarant'anni uno sforzo prolungato di questo genere? Chissà. E chissà se è possibile, chissà che io non muoia alla fine, anche se, sul piano squisitamente fisico, la cosa più faticosa è mantenere la concentrazione fino a st'ora e non tanto pestare i tasti della mia fida tastieruccia.
2. Gli uffici, le persone... Il lavoro nobilita, o dovrebbe, ma i posti di lavoro logorano, quelli sì. E sono logori. Segni di scotch rimosso sulla parete, cavi impolverati, scrivanie sbeccate. Non ho ancora inciso, su qualche parte del tavolo, "Fra was here", "Za' was here". E la ragione è semplice: non "sono stato" qui. "Sono" qui.
3. Questa è sottile. Anche qui, nel cesso, c'è un foglio A4 con istruzioni su quello da buttare e non dentro al water (scritto "vater", però, mi pare maiuscolo, ora non mi va di andare a controllare). L'insegna prescrive di gettare nel Wc solo carta igienica e non altra carta. Poi specifica che se no lo scarico si ottura e va chiamato l'idraulico. Ci sono dei punti esclamativi sparsi, e anche puntini sospensivi, cose dell'ordine: "Non gettate rifiuti o altro..." Altro... La ragione che spinge una mano anonima a scrivere prescrizioni del genere e stamparle è al limite fra la coprofilia e l'isteria. Evidentemente a qualcuno piace scrivere intorno alla cacca. Evidentemente gli piace pensarci, provvedere... Raramente, negli uffici, non ho trovato prescrizioni su quel che fare e non fare nel cesso. Chi li scrive vuol forse, anche, comunicarci che nel suo cesso non ci sono travasi di merda, situazioni evidentemente vissute, almeno a livello atavico. Perché a me nessun cesso mi s'è mai intasato nella vita? Sono snob?
Un giorno lo farò, magari: un giorno scriverò sopra il cesso di casa "Siete pregati di non gettare nel water rifiuti solidi e altri oggetti che non siano carta igienica... L'idraulico costa!" ecc.

Wednesday, June 25, 2008


Rieccolo, sui prati inglesi

Nuova stagione. Non ne perdo uno, si direbbe, dei grandi eventi sportivi internazionali che hanno scandito l'estati di noi italiani dall'antica stagione dei Mondiali parigini di atletica a oggi. Passando per un'olimpiade (ma quella l'ho persa, ammettiamolo, recuperata per la collottola giusto nel mio Come sopravvivere agli italiani), un Mondiale vinto dall'Italia e un Europeo, in corso, nel quale però l'Italia mesta non si desta, quasi per un refuso, una cancellatura nella fotocopia dell'inno di Mameli che qualche anziano (Buffon) aveva dato a qualche giovane (che ne so... Borriello?) fra i corridoi del ritiro azzurro.

L'Italia s'è mesta, l'Italia è mesta, dunque, verso la fine di questo giugno 2008, verso la fine di questo campionato, e nell'imminenza dell'Olimpiade cinese, che il vostro sottocronista sportivo preferito s'appresta duramente a seguire dai banchi di un quotidiano vero e proprio. Un quotidiano, diciamo. Chi abita a Roma può comprarselo in edicola e leggere i sapidi e asciutti resoconti miei e dell'amica Eva (Schelling), attualmente concentrati soprattutto su Wimbledon. Scrivere di tennis, di Wimbledon... Un sogno, si direbbe. Ma è un sogno che costa caro: al quotidiano s'entra alle 12 e se n'esce dopo le 23.30. Considerati gli amari tempi mi tocca lavorare anche la mattina, prima delle 12, dunque, per un altro quotidiano del Sud, il che occupa fra le due e le tre ore e mezza. Il tutto per sei giorni a settimana.

Il conto è presto fatto: l'amico vostro Zardo lavora in media 13 ore al giorno, per un totale (faccio il conto io per voi) di 78 crude ore a settimana. E senza uscire all'aria se non per spostarsi dalla casa agli uffici, rapidamente, con la Vespa.

Cosa porta un giornalista professionista ad appiattirsi il culo tanto a lungo, davanti a televisori e Pc, per rimediare meno di duemila euro al mese (sensibilmente meno, ma se lo scrivo così, scusatemi, suona meno depressivo prima di tutto per me)? Risposta: la non disponibilità d'altro, in amari tempi in cui il lavoro intellettuale s'è deprezzato e depresso. In tempi in cui, aggiungo, il margine di qualificazione del giornalismo come lavoro intellettuale s'è avvizzito a sua volta, e la maggior parte del tempo che passo al giornale sto attaccato al telefono, al mouse e alla tastiera soprattutto per logorare il tasto control, il tasto C, il tasto V della tastiera: il resto è contrabbando. Il resto dei tasti li uso di contrabbando, azzecco di nascosto fra le pagine del mio giornale termini che non hanno precedenti in tutte le edizioni del medesimo.

Va capitalizzata, però, quest'esperienza. Le 78 ore di lavoro diverranno almeno 78 più sei, perché il tutto va raccontato a qualcuno, va scolpito sulla facciata interna di questo sepolcro redazionale in cui la dolce pendenza della mesta Italia ci ha fatto scivolare, senza che ce ne accorgessimo.

Come Beatrix Kiddo in Kill Bill, quando Budd "Sidewinder" la inchiodava in una bara ancora viva. The Bribe si rammentava gli insegnamenti di Pai Mei e alla fine spaccava il legno da dentro, a pugni. L'amico Zardo, alieno alle arti marziali, si contenterà di scrivere lì dentro, come hittiti e sumeri, scrivere, tracciare una storia. Un giorno una civiltà aliena la troverà, lì scolpita: per ora sono le parole a farmi sentire ancora vivo, come se da quelle lettere incise sull'ebano trapelasse un filo d'aria pura. Tutto questo durerà due mesi. Oggi è il mio terzo giorno di lavoro, e il terzo giorno di Wimbledon 2008.

Tuesday, July 11, 2006


Zidane, le héros - 2

Ancora sui Mondiali, ci mancherebbe. E ancora su Zidane, che giorno dopo giorno si conferma il mio idolo personale. Orbene, iersera, in redazione, l'ho sentita pronunciare dal vivo, viva e pulsante, la frase: "Con tutti i soldi che guadagnano..." E allora intervengo (anche se mi sembra di averne già parlato, anche se non a proposito di Zidane) mi auguro definitivamente sull'argomento. Il calcio non è per tutti, non per tutti tutti, non a un certo livello. "Con tutti i soldi che guadagnano", Zidane, Rooney, Totti, De Rossi, Tassotti e chi per loro sono "pagati per", ogni tanto, rifilare una testata, un calcio nelle palle, uno sputo, una gomitata a Materazzi o chi per lui. Guadagnano tanti soldi anche per questo, ricordiamocelo una volta per tutte. Chi dice "con tutti i soldi che..." si suppone che abbia visto il bel gesto atletico di Zidane, una testata degna di Michael Madsen in Reservoir Dogs, di Uma Thurman in Kill Bill, di Gastone Moschin in Milano calibro 9. Con tutti i soldi che guadagnano, Moschin, Madsen e Thurman non dovrebbero dare questo cattivo esempio, ma contenersi. Ma quella è finzione, questa è verità, direte voi. Errore blu. E' intrattenimento, spettacolo. Se il calcio non fosse uno sport violento non sarebbe così popolare. Se Zidane avesse preso calci nel culo e insulti per tutta la carriera, senza reagire, non sarebbe stato Zidane, non avrebbe guadagnato tutti quei soldi, non sapremmo come riempire le pagine dei giornali, le chiacchiere nei bar, i palinsesti televisivi, gli spazi pubblicitari. Il calcio, lo sport, sono storicamente qualcosa di avulso dalla società civile, nessun giocatore è pagato per dare il buon esempio, ché così fosse molti dovrebbero imparare l'italiano o comunque la propria lingua madre, andare bene a scuola, non fare i calciatori, tutto sommato. Invece si confonde tutto. Si confonde una liberatoria e spettacolare capocciata di un leggendario campione della storia del calcio con un gesto non esemplare. Si confonde con una delusione che è sottesa a questa vittoria nella Coppa del Mondo, un senso di prurito leggero che ci rovina la festa. Non siamo così contenti, ci rimane indigesta l'idea di aver vinto il mondiale con due gol di uno che si chiama Materazzi.


Leggenda e auditel

Apprendo da un documento ufficiale che la sera della partita 607.000 italiani hanno visto Top Gun su Canale 5. In un mondiale di numeri non sensazionali questo dato mi sembra fantascientifico.

Monday, July 10, 2006


Allora. A Wimbledon ha vinto Federer, ma credo che il fatto sia secondario per i lettori di "Sotto il pallone"...

Allora. Sì. Notte magica e tutto, non si può davvero deludere i milioni di lettori che ora staranno aspettando di leggere l'altro lato della notte magica, quella faccia in cui c'è un po' d'aspro, nascosta sotto il pallone. Ma prima si dia voce alle cronache, alla fine di questo mondiale che ho seguito semiprofessionalmente potendo anche misurarmi, semiprofessionalmente, con cronache e commenti. Si comincia, ed è giusto che avvenga, dal tabellino, che stavolta faccio da capo. Ah, e per l'occasione ci metto i voti miei.

Italia-Francia 6-4 (dcr, 1-1 pt, 1-1 st, 11 ts)
Reti: 7' pt rig. Zidane, 19' pt Materazzi. Rigori: Pirlo +, Wiltord +, Materazzi +, Trezeguet -, De Rossi +, Abidal +, Del Piero +, Sagnol +, Grosso +
Italia (4-4-1-1): Buffon 8; Zambrotta 6, Cannavaro 6, Materazzi 7, Grosso 7; Camoranesi 6 (43' st Del Piero 7), Gattuso 6, Pirlo 6, Perrotta 5 (18' st De Rossi); Totti 5 (18' st Iaquinta 5), Toni 5. All. Lippi 8
Francia (4-2-3-1): Barthez 5; Sagnol 7, Thuram 6, Gallas 7, Abidal 7; Vieira 6 (11' st Diarra 6), Makelele 6; Ribery 8 (10'pts Trezeguet 5), Zidane 9, Malouda 7; Henry 8 (2' sts Wiltord 7). All. Domenech 7
Arbitro: Elizondo 6
Note: espulso Zidane al 9' sts per una testata a Materazzi; ammoniti Zambrotta, Sagnol, Malouda, Diarra; recuperi 2' pt, 2' st, 0' pts, 1' sts; spettatori 74.000 circa.


Ed ecco un breve commento della serata, breve per non annoiare nessuno. Come è d'uopo riscrivo a memoria una sintesi dei tre commenti di tre diverse lunghezze che ho scritto ieri.

Invece sì. L'Italia vince la Coppa del Mondo, sconfigge la Francia ai rigori e in un colpo solo si libera di due anatemi che la perseguitavano, in modo alterno o congiunto, dai Mondiali del 1986: la maledizione dei rigori e la maledizione della Francia. Zidane apre e chiude l'incontro: al 7' tira un bel rigore e manda avanti la Francia. A 6' dalla fine si fa espellere e la manda ai rigori da sola. In mezzo ci sta un pareggio di Materazzi, di testa, una traversa di Toni alla fine del primo tempo, e un assedio francese negli altri tre, che culmina in due testate di Zidane: la prima col pallone, una fucilata che permette a Buffon di guadagnarsi, con la parata, i suoi 250.000 euro. E di farli guadagnare pure ai compagni. La seconda testata è diretta a Materazzi. L'arbitro torna indietro nel tempo e grazie al replay video butta fuori Zidane. Se ci fosse stato il replay audio avrebbe saputo che gli aveva detto Materazzi. E l'avremmo saputo pure noi. Poi, quale nazionale di calcio è in grado di vincere ai rigori senza il suo capitano e la leggenda vivente che l'ha portati fino là? Non la Francia, che perde. L'Italia vince e se lo merita. Anzi no. Anzi sì.

Ecco, me la sono sbrigata. Ora si parli di pallone.

Zidane, le héros

Zinedine Zidane ha concluso la sua lunga e sfolgorante carriera con una testata a Materazzi, che gli aveva detto "Terrorista, figlio di terroristi", e gli rompeva le palle fin da quando, è provato, Zidane aveva cominciato a giocare a calcio. Materazzi. Non mi si dica che faccio disfattismo quando chiedo: se rinasceste calciatori, vorreste chiamarvi Zidane o Materazzi? E se rinasceste e poteste scegliere il vostro nome, pur senza la promessa di diventare calciatori, scegliereste, tra gli ultimi nomi rimasti, Zinedine Zidane o Marco Materazzi? Io difendo quelli con la Z, si capisce, ma non sono di parte nel concordare che il capitano della Francia si sia meritato il Pallone d'Oro che ha beccato oggi come miglior giocatore di Germania 2006. L'ha meritato anche per come ha chiuso la carriera. Personalmente la violenza mi ripugna, si capisce, è per questo che fra le altre cose non ho mai apprezzato Materazzi. E Zidane s'è detto, ieri, mancano sei minuti, poi quando lo rivedo, Marco Materazzi? Una capocciata o gliela do ora o non gliela do più. Alcuni di noi avrebbero resistito, altri no, inutile prendersela con il capitano francese. Ora uscirà la solita retorica: con quello che guadagnano... Con quello che guadagna... Un campione che finisce la carriera così... E allora un po' di antiretorica ci vuole. Zidane, hai fatto bene! Grazie Zizou, eroe dei due mondi. Solo che poi dovevi dargli anche un calcio in culo.

Ecco, meno di 24 ore dopo mi ritrovo sempre vittima del mio disfattismo... Ero della Francia? Tifavo Francia, ieri sera? M'è dispiaciuto vedere ieri e rivedere oggi la dignità con la quale il nostro capitano è uscito dal campo? Sì, m'è dispiaciuto, per quanto mi possa dispiacere un fatto calcistico. Perché, che lo si voglia o no, il mondiale di calcio fornisce a molti di noi le cadenze della nostra esistenza. Per esempio mi ricordo che ho fatto il 12 luglio 1982, che partivo per le vacanze dopo aver visto Italia-Germania. Mi ricordo che ho fatto nel 1990, dopo che l'Argentina a sua volta c'aveva buttato fuori dal Mondiale di casa. Mi ricordo la finale Italia-Francia, erano gli Europei 2000, Trezeguet ammutolì tutti, un mese dopo diventavo francese pure io e a Parigi m'hanno rotto le palle per mesi, i miei conoscenti francesi, con Zidane, Trezeguet e tutto il resto. Fu uno degli anni migliori della mia vita. Di quei tempi, fino a ieri, c'era ancora Zidane, come se fosse stato un testimone che ora se ne va via. E forse qualcuno, vedendo la partita di ieri lassù a Parigi, o in vacanza alla Réunion, in Grecia, chissà dove, forse ha pensato a me, dopo tanti anni, a quando me n'andai pure io da Parigi. Silenziosamente, come Zidane. Finiscono i Mondiali e scopro, anche se lo sapevo, che mi piace stare dalla parte del silenzio.

Sunday, July 09, 2006


Il vizietto 2

E vabbe'. Lo ammetto, sto guardando la finale di Wimbledon: Federer contro Nadal. Ma come molti seguiti la giornata tennistica non è appassionante quanto quella di ieri, per la ragione che i due maschiacci son sempre loro, ormai, da un po' di tornei. A Roma: Nadal-Federer; a Parigi? Nadal-Federer. A Wimbledon, idem. Sembrano un po' Milan e Juve: e qui se non esce fuori che Nadal telefonava agli arbitri o che Federer sta ammanicato coll'Atp, il tennis maschile perde interesse. Allo stesso tempo sono tutt'e due bravi e stanno facendo una bella partita. Tanto per cambiare Federer gliel'ha suonate un po' nei primi due set e uno dice, è fatta. E invece manco per niente, Nadal s'è un po' risvegliato dal suo assopimento. Insomma è una bella partita, mannaggia. E io che pensavo di potermi concentrare sul calcio.

Saturday, July 08, 2006


Il vizietto

Sì, anche oggi. Anche oggi che domani c'è Italia-Francia, finalissima di calcio mondiale su cui per davvero avrei qualcosa da dire considerandomi un po' francese. Anche oggi che potrei smazzare sull'evento imminente ben due libri che ho scritto, Come sopravvivere ai francesi e Come sopravvivere agli italiani. Anche oggi che tutto il mondo pensa solo al calcio. Anche oggi io approfitto del pomeriggio che m'inchioda in ufficio e che cosa mi guardo e di che cosa parlo? Di Justine Henin-Hardenne che s'affronta nella finale di Wimbledon con l'Amelie Mauresmo, una finale dei sogni o degl'incubi per chi, come me, nei grandi slam tifa alternatamente, e a seconda di chi va avanti, per l'appunto Justine Henin o Amelie Mauresmo. E quindi Zambrotta, Gilardino, Totti, Buffon e tutti stanno parcheggiati da qualche parte, nella mia mente, come le statue del museo delle cere quand'è notte. Quest'anno, la signora Hardenne e la signorina Mauresmo, hanno vinto uno slam per uno. Amelia ha vinto Melbourne in finale proprio con Giustina che laggiù si ritirò per poi vincere i Roland Garros, poco più di un mesetto fa. Nessuna delle due ha mai vinto a Wimbledon. La Mauresmo ha eliminato la Sharapova, Henin ha fatto fuori la connazionale Klijsters. Ha visto l'incontro Mauresmo-Sharapova, ha chiesto un giornalista a Justine che ha risposto: "No, non guardo mai gli altri incontri di tennis femminile".

L'esperienza è notevole, per me. Siccome è sabato, e siccome non lavoro in un'agenzia sportiva, non ho difficoltà a seguire l'incontro e anche a commentarlo in (quasi) diretta, visto che nessuno mi secca. Anche perché sono riuscito, prima, a mettermi due-tre ore avanti col lavoro e quindi sto serenamente fingendo di lavorare. E invece la seguo in Tv e sul sito. Il sito è leggermente avanti rispetto alla Tv e capita che io sappia il risultato uno o due secondi prima della fine dello scambio. La cosa mi dà l'impressione di essere un veggente. Il punteggio attuale è 6-2 Henin, 4-1 Mauresmo. In teoria, e per quello che vedo, si va al terzo set. Ma Juju potrebbe anche ripigliarsi. Mi sa anche che oggi lei è in uno di quei giorni famosi nei quali è imbattibile.

Invece no. Il vostro mago dei pronostici, pur dotato di capacità divinatorie grazie alla crasi Internet/Video, non c'ha preso neanche oggi: ha vinto Amélie, che da quel momento in poi è avanzata sul campo fino a spaurire la nostra Juju. Quindi la Francia ha vinto la finale, ora si può scrivere. E quell'altra finale, direte voi, milioni di miei lettori? Ne parliamo domani, suvvia, non c'è poi tanta fretta.

Thursday, July 06, 2006


Rapidamente. L'Italia è in finale della Coppa del Mondo. S'è vinto due a zero con la Germania, in una partita piuttosto bella e combattuta durante la quale quasi mi sono convertito al tifo calcistico per gli Azzurri. Quasi, dico. Scusate, Lippi, scusate, ragazzi, se qualcuno di voi mai capiterà da queste parti. Del resto di tifosi ce n'avete assai, anche in Brasile - dicono - Cina, Argentina, Iraq. Anche in paesi dove ci dicono che tifare Italia comporta l'ergastolo o la pena di morte, Cuba o la Corea del Nord. Perché non riesco a tifare Italia? Lo devo capire, calarmi nell'abisso dei miei ricordi e della mia coscienza. Prima però, per distenderci, farò tabellino e commento. Il tabellino lo scrivo da zero: mi aiuterà a capire.

Germania-Italia 0-2
Reti: 14' sts Grosso, 16' sts Del Piero
Germania (4-4-2): Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Schneider (38' st Odonkor), Kehl, Ballack, Borowski (28' st Schweinsteiger); Klose (6' sts Neuville), Podolski. All. Jurgen Klinsmann
Italia (4-4-2): Buffon; Zambrotta, Materazzi, Cannavaro, Grosso; Perrotta (14' pts Del Piero), Pirlo, Gattuso, Camoranesi (1' pts Iaquinta); Totti, Toni (29' st Gilardino). All. Marcello Lippi
Arbitro: Benito Archundia (Messico)
Note: ammoniti Borowski, Metzelder e Camoranesi; rec. 1' pt, 3' st, 1' sts; spettatori 65.000 circa.


Il commento? Ma sì, varrà il commento che ho fatto per l'agenzia, solo che per correttezza lo riscrivo a memoria, così sembrerà originale.

Italia-Germania, in questa serata afosa del luglio 2006, si scrive Germania-Italia, e non finisce quattro a tre. Va detto però che quando noi che durante Italia-Germania quattro a tre s'era appena nati, a lagnarsi e a impedire alla mamma di seguire, se avesse voluto, la semifinale del campionato del mondo di calcio, quando noi saremo vecchi, potremo rompere le palle alle generazioni successive rammentandoci di questo Germania-Italia zero a due, far conto di essere vissuti in un'epoca mitica in cui la pace nel mondo, la giustizia sociale, i viaggi nel tempo e i voli transplanetari erano ancora di là da venire. I nostri tempi... I tempi di Germania-Italia zero a due, quando noi s'era ancora piuttosto poveri, non famosi, ancora piuttosto giovani noi, e Buffon, Materazzi, Cannavaro e anche quel Totti. E anche quel Fabio Grosso e poi quel Del Piero che avrebbero regalato a noialtri di questa generazione un Germania-Italia da ricordare. Che poi, diciamocela tutta, noi pure di questa generazione un Italia-Germania da ricordare ce l'abbiamo, quel tre a uno fatto in Spagna nell'82, vero. Però in quella partita li facemmo neri in novanta minuti. E non, come stavolta e in Messico, ai supplementari. E non, come stavolta e in Messico, alla fine del secondo tempo supplementare. Insomma, questa partita, mi autorizza a rompere le palle a chi è nato oggi, o a chi oggi è troppo piccolo ed l'eurovisione e quel bordello che ne è seguito gli hanno disturbato essenzialmente il sonno. Eh sì, cari ragazzi. Ogni tanto, insomma, è la nazionale di calcio tedesca che fa dono a noi italiani di una cadenza per misurare gli anni che passano.
Per la cronaca, l'Italia si comporta bene in difesa anche se al nostro portiere non manca l'occasione di prendere un bel voto per averci pensato lui quando le cose si son messe male (ed è successo). Poi, a due minuti dalla fine, Pirlo pesca bene in area Fabio Grosso, uno che in questo torneo, lo ammetta, non vedeva l'ora di fare un gol, e Grosso lascia partire un bel diagonale che nella prospettiva televisiva dura diversi secondi: lo spettatore per tutti quei secondi non riesce a capire se il tiro finirà dentro o fuori e lo capisce solo quando vede che il pallone s'arresta lì, a tre quarti della Tv, senza perdersi fuor dallo schermo. L'Italia tutta (ma a detta di alcuni anche Cina e Cuba) esplode a quel punto in un tale casino che ancora tutti gli italiani stanno ad abbracciarsi e tastarsi senza accorgersi che Del Piero ne fa un altro, senza che manco i tedeschi se ne accorgano. E poi finisce, e si va in finale. Domani apprenderemo che la finale è con la Francia, che periodicamente ci fa dono invece di cadenze eliminatorie, fin dai tempi di Platini. Però è anche vero che un po' tutti tifano Italia, un po' tutti sentono di farcela stavolta. Che insomma non c'è scritto sul trattato di Maastricht che l'Italia debba sempre vincere con la Germania e poi perdere con la Francia.


Che cos'è che mi sottrae, a 'sto punto, dall'essere io dell'Italia, riversarmi in strada senza quell'aria astratta e scocciata, godere di un briciolo di oblio collettivo, in questa serata in cui gli italiani in mezzo alle strade sono fra i cento e i duecento milioni? Un po' di cose, e in parte alcune l'ho forse dette, nell'arco di questo mondiale di calcio. Lo spettro, per esempio, delle bandierine che per anni sbiadiranno e s'invecchieranno alle finestre, del bianco che diventa grigio, poi nero: nero rosso e verde... Ci siamo liberati da poco degli straccetti giallorossi, poi delle bandiere della pace, insomma credo che le persone, nel nostro paese, possano ambire senza vittorie sportive o preoccupazioni belliche a trovare ciascuno un rispetto della collettività ma anche una sua identità individuale, senza dover appendere un simbolo d'identità calcistica fuori del balcone. E questo, se i francesi cazzeggiano, non avverrà. Ma non è quello, non è quello, che oltretutto c'è il rischio serio che la Roma vinca lo scudetto l'anno prossimo e quindi le bandiere ce le ritroviamo comunque. Un po' mi raccolgo in me stesso, penso a una giovane collega che non beneficia dell'indulto generale relativo agli azzurri e ingiustamente non le viene rinnovato al contratto, e mi mancherà, era forse l'unica che leggeva queste cronache zardiane dei Mondiali. Penso a troppe cose, per concentrarmi sull'Italia. Penso al fatto che ho tifato Francia nel 2000, quando ho visto la finale degli Europei e stavo per andare a vivere in Francia, dove i francesi m'avrebbero rotto le palle per tutti i due anni manifestando superiorità morale e calcistica e non me ne importava un fico secco. Penso che però non sia neanche questo il punto. Penso di aver smesso di essere dell'Italia da sei anni, cioè da quando non c'è più il mio papà. Aveva senso reciproco, allora, essere dell'Italia. Ricordo Italia-Brasile dell'82, ma anche un'Italia-Nigeria del '94, in cui s'era entrambi già piuttosto italoscettici, ma in dieci contro undici diventammo super dell'Italia e al gol di Baggio mi ricordo una pura convergenza tifosa, il papà e io, in quel bel pomeriggio di sole passato insieme. Insomma, forse quando uno perde il suo papà diventa fin troppo adulto, fin troppo di colpo, e per qualche anno si astiene dal tifo calcistico, pensando ad altre cose. A me, mi sembra, è successo così e magari per questo non gioisco abbastanza per questa bella partita vinta contro la Germania.
O magari sono diventato della Francia, e non ho mai smesso di esserlo...

Tuesday, July 04, 2006


M'ero scordato che c'è Germania-Italia? Direi di no. Brevemente, me la vedo qui al lavoro, tanto per cambiare, e sarei pure tutto contento salvo che nella stanza ci stanno ben quattro colleghi cacacazzi, contrariamente al solito, che quando giocano gli Azzurri me ne sto tutto contento tutto solo. E posso fumare. Ora vediamo questi qui quando schiodano, che oltretutto non riesco a immaginare che cazze di notizie ci possono stare durante la semifinale della Coppa del Mondo con di mezzo gli Azzurri. Un pronostico? Lasciamo perdere, va'. Ci suonano l'inno per primi, e avviene subito una cosa mitica: ci fischiano da morì. Un po' tengo Germania, non posso proprio farne a meno.

Saturday, July 01, 2006


Diciamocela tutta: dovrei scrivere il commento di Portogallo-Inghilterra. Diciamocela ancora di più tutta: copierò il commento dalla Gazzetta o da qualche altra parte, che non vorrei far torto ai lettori di queste pagine saltando le note riguardanti il quarto di finale vittorioso di Italia-Ucraina. Il fatto è questo: a 'sto giro il vostro amico Za' ha tradito "Sotto il pallone" perché richiesto di un commento di partita e giornata su Sky. E così gliel'ho dato a Sky, se non che hanno cambiato! Hanno cambiato dei particolari, piccoli ma significativi per uno scrittore come me che ai particolari ci bada, come avrete visto dall'ortografia tanto accurata delle presenti righe.

Per vendetta, dovrei pubblicare il "writer's cut" qui. Ma ho paura che poi quelli di Sky si storcono e così i miei compagni di squadra scrittori. E quindi scendo a un compromesso. Riscrivo il commento che avevo scritto apposta per qui: vediamo come viene.

Italia-Ucraina 3-0
Quando, dal buio del primo turno, l'Italia comincia a risalire le fasi a eliminazione diretta di un campionato mondiale di calcio, ci sono anche una serie di persone la cui attenzione per il calcio è solitamente scarsa o nulla, che cominciano a essere coinvolte, mano mano, nell'evento.
Come se, per capirsi, io dovessi cominciare a interessarmi di astronomia perché si scopre che un meteorite gigante sta per devastare la terra precipitando nel cuore dell'Europa.

La proporzione dell'evento non è la stessa, ma mi dico anche che nessun altro evento, se non il calcio o un meteorite pronto a schiantarsi sulla Terra, smuoverebbe le masse come il muro di persone che ieri sera m'ha impedito di passare per piazza Venezia, al momento di tornare a casa dalla redazione, cioè dopo la partita. E s'è vinto, vale la pena di dirlo, con l'Ucraina, un Paese che fino a due mondiali fa manco esisteva, per dire. Se vincevamo con l'Olanda, allora, mi toccava dormire in redazione? E se martedì con la Germania finisce 4 a 3? Che succede? Qualcuno smonta l'altare della Patria? Inutile pensarci.

Tutto questo per dire che una volta io ho affittato una macchina in Germania, e mi guardavo bene dal sorpassare a destra. Invece l'Italia, che raccoglie tanti entusiasmi, a me sembra che sia arrivata in semifinale mettendo la freccia e, tic tac, facendosi tutto il torneo sulla preferenziale: Ghana, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Australia e poi Ucraina. Sarò disfattista ma fatico a entusiasmarmi. E faticano anche, un po', quanti cominciano a seguire il calcio proprio di questi tempi. Italia-Germania, certo, sarà vistissima anche da insospettabili. Ma per davvero Toni è paragonabile a Paolo Rossi, come ieri ho sentito in una telecronaca? Secondo me no: Rossi dal nulla fece tre gol al Brasile. Un paio di gol all'Ucraina non mi sembrano, sul piano della storia del calcio, la stessa cosa.

Come si sarà visto, il commento per qui è venuto diverso, ma c'è più di un perché. Fra i vari perché la battaglia epica fra ex potenze marinare e attualmente calcistiche: Inghilterra e Portogallo, zero a zero al centoquindicesimo minuto. Ma due squadre lunghe come Crouch, il centravanti pennellone inglese, che a me sembra così alto che mi chiedo se, da lassù, vede la palla più piccola. Se ne riparlerà.

Friday, June 30, 2006


Devo dire una cosa. La dico? Va bene, la dico. Non sono dell'Italia. L'Italia la tifo solo quando c'è la Nazionale scrittori, allora sì. Altre volte potrei simpatizzare, al limite, per l'Italia. Ma in questi quarti, di cui sto seguendo al momento Argentina-Germania, tifo per, nell'ordine: Francia, Germania, Inghilterra, Ucraina, Italia, Argentina, Portogallo, Brasile. Quindi tifo l'Italia, ma per quinta, e solo nel caso di incontri con squadre di ceppo linguistico latino-iberico, per così dire. Supplementari per Argentina-Germania, partita fin qui equilibrata. Però va detto che gli ha detto male assai, all'Argentina che era così forte, incontrare la Germania... Ma vediamo come va.

Wednesday, June 28, 2006


Furie rosse? No: furie blu. Iersera s'è assistito, noi francesi d'adozione e anche tutti i francesi di nascita, alla riscossa della Francia, squadra finora pallida e ieri invece, per davvero entusiasmante. Al punto che per lavoro, in uno di quei sottonotiziari per cui lavoro, avevo fatto un bel commento entusiasta. Clamorosamente è stato tagliato da una ragazzina che doveva appiccicarci una foto. Ma non preoccupatevi, o miei lettori, che ho messo tutto da parte e, in segno di gioia, ve lo ripropongo compreso il tabellino, le tabellin!

Francia-Spagna 3-1
Reti: 28' pt Villa, 41' pt Ribery, 38' st Vieira, 47' Zidane
Spagna (4-3-3): Casillas, Ramos, Puyol, Pablo, Pernia; Xavi (27' st Senna), Xabi Alonso, Fabregas; Raul (9' st Luis Garcia), Torres, Villa (9' st Joaquin). Ct: Luis Aragonés
Francia (4-3-1-2): Barthez; Gallas, Abidal, Thuram, Sagnol; Malouda (30' st Govou), Makelele, Vieira; Zidane, Ribery, Henry (43' st Wiltord). Ct: Raymond Domenech
Arbitro: Roberto Rosetti (Italia)
Note: ammoniti Vieira, Puyol, Ribery, Zidane; recupero: 0'pt, 3'st; spettatori: 40mila circa.

Hannover, 27 giugno - La Spagna paga agli ottavi la sua vecchia maledizione: ai Mondiali, prima o poi, esce. E perde, 3 a 1, contro una Francia che trova invece gioco, grinta e una vittoria difficile e meritata dopo un avvio di Mondiale che non era piaciuto a nessuno. E' Frank Ribery, l'enfant terrible della squadra, il simbolo della riscossa francese: dopo il vantaggio spagnolo su rigore è lui che trova il pareggio e trascina la squadra a dominare il secondo tempo nel quale Vieira porta i suoi in vantaggio e Zidane chiude il conto, all'ultimo minuto. Francesi ai quarti col Brasile, spagnoli a casa: Aragones aveva proclamato la superiorità della sua squadra su tutte. Non era vero.


La partita è stata giocata al Niedersachsenstadion: vi faccio vedere io come si copia e incolla!

Tuesday, June 27, 2006


Italia-Australia 1-0

Alla fine c'è da rallegrarsi di tutta 'sta miseria che mette giù in campo la Nazionale di Lippi. Dirò una cosa forse controcorrente forse secondo corrente: sono belle partite queste qua, in cui contro un avversario penoso per storia calcistica l'Italia s'affanna come se stesse giocando contro Brasile e Argentina messe insieme. Se la partita di ieri fosse finita sette a zero, insomma, non ci sarebbe stata tutta quell'allegria per i tifosi che andavano ai quarti dopo che Buffon aveva parato trenta tiri, e gli Azzurri avevano passato il centrocampo tre volte in tutto per entrare in area, mi pare, una sola volta in tutto il match. Più esattamente al novantanovesimo minuto, quando Grosso si guadagna il rigore e Totti la sbatte dentro, e si va ai quarti. Con l'Ucraina... E così, di volta in volta, l'Italia rischia di uscire dal Mondiale tedesco senza mai aver fatto una partita con una squadra come si deve, ma scivola a motore spento verso i quarti di finale. Ormai, però, mancano poche partite alla fine del Mondiale. Sì, l'Italia vince, ma perde l'occasione di entusiasmare. E certo l'occasione di fare un figurone non sarà contro l'Ucraina, si va avanti semplicemente in mezzo al rischio di fare figure di merda.

Ah, ora sono le 15.47 e devo pur rimettermi al lavoro e neanche poter scommettere. Scommettere cosa? Oggi pomeriggio il Brasile verrà eliminato dal Ghana, state a vedere.

Monday, June 26, 2006


Giorno...

Vabbe' chi se ne importa che giorno è: oggi Italia-Australia, ottavo di finale, con Lippi che s'incazza coi giornalisti che gli telefonano sul cellulare per sapere la formazione. Ha ragione lui. E mi faccio un punto d'onore che il giornalista-redattore di questo rotocalco non ha mai telefonato al Ct della Nazionale per sapere la formazione, tanto meno in ore serali, tanto meno considerato quanto costa un'internazionale Italia-Germania sui cellulari. Qui a Sotto il pallone si bada al sodo!

Friday, June 23, 2006


Giorno 15 - Riecco Zazzi

Giornate convulse, per l'Italia e non. Giornate convulse nel rovente pathos che distingue le giornate in ufficio a seguire Mondiali e altro: per chi non fa il giornalista vado a svelare un particolare credo mai svelato: la questione che più fa discutere le redazioni. La questione che porta quasi alle mani chi, nel mondo d'oggi, riscatta l'eredità di Montanelli, Brera, Hemingway... Politica internazionale? No. Politica interna? Neanche. Divergenze deontologiche? Nemmeno. E' l'accensione o lo spegnimento dell'aria condizionata, o tempora o mores. Ogni giorno qualcuno si fa saltare i nervi: intanto ci potrebbe essere il bombardamento della Tour Eiffel e un terremoto che spacca in due la Sardegna, ma in questo e altri uffici il dibattito s'accende solo intorno al Pinguino DeLonghi.

Ma il vostro cronista sportivo mai s'è perso d'animo né confuso con queste piccinerie, non vi preoccupate, e invece accumula commenti e tabellini, certo che prima o poi avrà il tempo di pubblicare il tutto, alla faccia di chi si permette di cambiare il testo. Sì, perché c'è chi mi cambia i testi, con vostro scorno, o lettori. Ma qui vi metto i testi integrali di sei commenti originali da me ulteriormente ricommentati in esclusiva per "Sotto il pallone", a partire dall'Italia, che mentre due colleghi si stavano menando per le questioni dette di condizionamento dell'aria, andava agli ottavi dove lunedì giocherà contro l'Australia.

Partiamo proprio dagli Azzurri: beccatevi tabellino e commento, per cominciare.

Italia-Repubblica Ceca 2-0
Reti: 26' pt Materazzi, 42 st' Inzaghi.
Italia (4-3-2-1): Buffon; Zambrotta, Nesta (17' pt Materazzi), Cannavaro, Grosso; Gattuso, Pirlo, Perrotta; Camoranesi (29' st
Barone), Totti; Gilardino (15' st Inzaghi). All. Lippi.
Repubblica Ceca (4-4-1-1): Cech; Grygera, Kovac (33' st Heinz), Rozenhal, Jankulovski; Poborsky (1' st Stajner), Polak, Nedved, Plasil; Rosicky; Baros (19' st Jarolim). All. Bruckner.
Arbitro: Benito Archundia (Messico).
Note: Espulso al 45' pt Polak, per somma di ammonizioni; ammonito Gattuso; recuperi 2' pt, 3' st; 50mila spettatori circa.

Roma, 22 giu. - Italia agli ottavi, con qualche brivido e qualche merito. Due a zero, passiamo il turno per primi con una di quelle partite all'italiana che entusiasmano quando l'avversario si chiama Germania o Brasile, meno quand'è la Repubblica Ceca. Alla squadra di Lippi va riconosciuta la capacità di una reazione ordinata a una situazione delicata. E il merito di essere riuscita in un'anestesia generale del gioco che è stata la vera arma vincente degli Azzurri, più che i due gol: è Materazzi, entrato al 17' per Nesta, a sbloccare di testa su calcio d'angolo, con una bella scelta di tempo e uno stacco di un metro e venti, a rammentare che dopo tutto i calciatori sono anche atleti. Siamo al 26', poi riprende il lavoro paziente e sonnolento degli Azzurri. La flemma italica è vincente, fa montare il nervosismo dei cechi che pagheranno alla fine del primo tempo: brutta entrata su Totti di Polak, già ammonito dieci minuti prima, che rimedia il secondo cartellino giallo, viene espulso. E l'Italia inizia il secondo tempo con un gol in più e un uomo in più. Nedved continuerà a infastidire l'Italia con qualche tiraccio forte e preciso ma Buffon (oggi decisivo) c'è sempre. Nel secondo tempo, al 16', fuori Gilardino e dentro Inzaghi, che regala un paio di brividi e il secondo gol all'Italia, su un contropiede in quattro contro zero simbolo dell'esasperazione ceca. In vista degli ottavi sarà utile ritrovare Totti (o chi per lui) ancora lento e annebbiato sui fondamentali.


Ho già detto che Totti sciupa i ragazzini del calcio italiano? Lo ridico ora. E non ce l'ho con l'uomo Totti, ma proprio col calciatore. Mentre lui andava avanti a cucchiai e cucchiaini Nedved ha fatto 30 tiri da fuori e Kakà, impegnato la sera, ci mescolava il caffé, col cucchiaino. E allora? La Nazionale non è di Totti. E' di Tutti. E su questo simpatico giuoco di parole, su questo simpatico calenbour, v'introduco a un altro commento da me fatto sulla partita che si svolgeva parallelamente a quella dell'Italia. Come ho fatto a fare anche questo, ci si chiederà, se ho fatto quella degli Azzurri e quella stavo vedendo? Risposta: non sto a perdere tempo in discussioni sull'aria condizionata, ma copio sapidamente da Livescore, ecco come.

Roma, 22 giu. - Il Ghana ce l'ha fatta, vince e passa agli ottavi dopo una gara combattuta e briosa: gli Stati Uniti avevano la possibilità di qualificarsi, e ci proveranno fino all'ultimo, ma gli mostrano crescita di gioco e di tattica rispetto all'esordio perdente con l'Italia: la partita è loro, la qualificazione anche. Batti e ribatti all'inizio del match, ma il Ghana guadagna metri fino al 23' quando Draman ha un bello spunto e travolge la difesa statunitense. Al 41' gli Usa perdono Reyna, infortunato al ginocchio, ma due minuti dopo Dempsey lo vendica e pareggia il conto con un bel diagonale dopo una leggerezza difensiva degli africani. Il Ghana insiste e trova il 2-1 su un rigore, discusso, prima del riposo. Reazione Usa nella ripresa, con anche un palo, ma alla fine la festa è tutta ghanese.

Lo so. Non è che sia proprio sfavillante questo commento, ma l'ho messo per completezza e per recuperare i giorni perduti. E ve ne beccherete altri: sto qui in ufficio mica per protestare contro o pro l'aria condizionata, no? Sto in ufficio per lavorare e soprattutto aggiornare, di nascosto, "Sotto il pallone".

E dunque per questo ecco l'altre due cronache della giornata, fatte anch'esse in parallelo, che si riferiscono a Brasile-Giappone 4-1 e Australia-Croazia 2-2.

Roma, 22 giu. - Brasile forza 9, Ronaldo record. Kakà e compagni cominciano l'incontro già qualificati e praticamente già primi, e per quasi un tempo regalano al Giappone l'illusione di poter fare un risultato storico. La voglia di vincere dei giapponesi fa presa sulla sufficienza del gioco brasiliano ed è di Tamada la prima rete dell'incontro: al 34' il giapponese sfrutta bene un bel suggerimento e porta la sua squadra in vantaggio. Ma il miracolo non dura neanche fino al riposo: ci pensa Ronaldo a pareggiare nel recupero del primo tempo. Niente cambi per il Brasile che riacchiappa gli avversari continuando a lasciare Emerson, Cafu e altri titolari in panchina: in gol Juninho, Gilberto e ancora Ronaldo. I brasiliani si riguadagnano il punteggio pieno del gruppo e Ronaldo ne approfitta per fare un record importante: insieme a Gerd Muller è da stasera il giocatore che ha segnato di più nella Coppa del mondo, 14 gol in tutto per lui. I brasiliani se la vedranno col Ghana.

Roma, 22 giu. - Ce la mettono tutta, Croazia e Australia, per infilarsi alle spalle del Brasile e conquistare l'ottavo di finale contro l'Italia. Alla fine di una partitaccia combattutissima la spuntano gli Australiani. Comincia però forte la Croazia, che parte da un punto solo e ha l'obbligo di vincere: e il gol arriva quasi subito, al 3', botta su punizione da 25 metri di Srna e palla in rete. Poi gli slavi si intimdiscono e l'Australia tira fuori la grinta già mostrata a Giappone e Brasile. Assalti premiati al 38': mano in area di Tomas ed è rigore. Moore trasforma e lo slancio della sua squadra proseguirà nella ripresa. Ma è la Croazia che torna in vantaggio al 12' st: destro di Kovac, incertezza del portiere avversario ed è 2-1. E ricomincia l'assedio australiano: tante occasioni, tanta sfortuna, gol negati dal portiere e un rigore netto per fallo di mano negato dall'arbitro. La differenza la fa Kewell, al 34', con una zampata vincente nell'ennesima mischia: 2-2 e la Croazia di nuovo in avanti. Ma tutto si confonde e la partita finirà così, tre gli espulsi, fra cui Emerton che contro gli Azzurri non ci sarà. L'Australia è tignosa e veloce: Lippi farà bene a guardarsi con attenzione le videocassette di Kewell e compagni.

Sunday, June 18, 2006


Italia-Stati Uniti 1-1

Andrò controcorrente. Anzi no. Si dirà, sui giornali, che non ho ancora letto, che Italia-Stati Uniti è stato un brutto spettacolo. E su questo mi dissocio fin d'ora. Mi associo invece nel rammarico di un pareggio contro forse l'unica squadra del Mondiale cui politicamente si doveva fare il tifo contro. Eh sì, perché m'immagino l'Italia come l'Italia di Prodi e Napolitano, gli Usa come gli Usa di Bush. Ma andiamo con ordine, data l'ora mattiniera, e oltre al tabellino, cari lettori di Sotto il pallone, vi faccio dono anche del commento scritto di mio pugno iersera per i molteplici canali multimediali che m'inchiodano qua a seguire il Mondiale di calcio, e non in qualche baretto o a casa di amici.

Roma, 17 giu. (Apcom) - Il punteggio, uno a uno, dice poco di un'Italia-Usa più simile al kung fu e agli scacchi che al calcio. Dopo il gol di Gilardino e l'autogol di Zambrotta l'agonismo stravolge l'incontro: tre espulsi per gioco scorretto (prima l'italiano De Rossi, poi i due americani Mastroeni e Pope) e nel secondo tempo si gioca in dieci contro nove. Lippi ridisegna la squadra e, dopo un cambio spericolato (Del Piero per Zaccardo), mette in campo un 3-3-3 contro il 3-3-2 di Arena. Ma Perrotta si fa male, e gli Azzurri restano di fatto in nove: si attacca da una parte, poi dall'altra, e sembra basket, con la differenza che non segna nessuno. Per fortuna, si può dire: l'Italia vista oggi è una squadra confusa che subisce l'incontro con un avversario non irresistibile. Tutti possono ancora qualificarsi nel gruppo E. Ci si gioca tutto giovedì, contro la Repubblica Ceca.

Italia-Stati Uniti 1-1
Reti: 22' pt Gilardino, 27' pt aut. Zaccardo
Italia (4-3-1-2): Buffon; Zaccardo (9' st Del Piero), Nesta, Cannavaro, Zambrotta; Perrotta, Pirlo, De Rossi; Totti (35' pt Gattuso); Toni (17' st Iaquinta), Gilardino. All. Lippi
Stati Uniti (4-1-4-1): Keller; Cherundolo, Onyewu, Pope, Bocanegra; Mastroeni; Dempsey (17' st Beasley), Reyna, Donovan, Convey (6' st Conrad); McBride. All. Arena
Arbitro: Jorge Larrionda (Uru)
Note: Espulsi De Rossi al 28' pt e Mastroeni al 45' pt per gioco scorretto, Pope al 2' st per somma di ammonizioni; ammoniti Totti, Zambrotta; rec. 2' pt, 5' st; spettatori: 46mila circa.


C'è da aggiungere che l'Italia, da che mi ricordo o quasi, tende sempre a complicarsi la vita al primo turno dei Mondiali. Per davvero l'ultima volta che mi rammento un primo turno liscio risale al '78 e, faccio per dire, io avevo nove anni ancor da compiere. Con gli Stati Uniti è il nostro primo pareggio ai Mondiali: le altre due volte, nel '34 e nel '90, s'era sempre vinto e la prima volta 7-1. E' anche vero che tutte e due le altre volte si giocava in casa. Ma la sto facendo lunga, si parli un po' più di una partita bella e tesa, di quelle in cui tutti giocano male per la tensione. Fermo resta che una tensione di questo genere era forse meglio risparmiarla in vista di avversarie più nobili, calcisticamente, degli Usa (pensate se prima o poi ci tocca quest'Argentina: aiuto!): ma non si può scegliere però il proprio grado di tensione, se sia alta o bassa. E' la tensione che t'aggredisce, e se fosse controllabile non saremmo tesi mai. Il fatto è che gli Azzurri sono entrati tutti isterici, chissà perché, al punto da subire per i primi venti minuti esattamente come se dall'altra parte (il paragone davvero non è casuale) ci fosse la Francia, una di quelle squadre che ormai riesce a incuterci soggezione pure se mette giù la Nazionale pulcini. Invece si trattava degli States: "E che cazzo", dev'essersi detto De Rossi dopo il botta (di Gilardino) e il risposta (di Zaccardo, ma nella porta sbagliata). Detto fatto il romanista, stufo come tutti gli italiani di una partita mediocre, avrà pensato, senza pensarlo, di tirare un po' su il ritmo del match. O viceversa, mi viene in mente, non sarà un pizzino per Lippi? Anche alla redazione di Rakam e di Minnie, amica del cuore sanno che il nostro Ct non vuole in Nazionale Panucci per dispetto e questioni personali sorte fra i due ai tempi dell'Inter, e mai composte. Ma dopo il capolavoro balistico del nostro corrente terzino destro, Cristian Zaccardo da Palermo, il pensiero di De Rossi potrebbe essere andato al suo compagno di squadra e di banco lasciato fuori rosa. Cose che potrebbero fare incazzare, se fosse legittimo incazzarsi per il calcio. Ma viviamo in un Paese in cui si sceglie tutto o quasi per via elettiva, si fanno anche le primarie. Vogliamo deciderci a votare la formazione della Nazionale? Votare perché Lippi faccia pace con Panucci? Se s'andasse ai Mondiali, e magari anche in campo, per via referendaria, chi avrebbe votato Zaccardo a terzino destro e chi Panucci? Alzate le mani, attenzione ai gomiti, però.

Wednesday, June 14, 2006


Mondiali, giorno 6

Il Brasile ha vinto di poco, il minimo indispensabile perché, a Rio, non si registrino suicidi, perlomeno non suicidi dovuti alle prestazioni di Ronaldo e compagni. La partita è stata a tratti interessante e la Croazia, come del resto si sapeva, s'è mostrata squadra non banale, e certo abbastanza di carattere da reagire alla normale depressione che può indurre una mina come quella di Kakà che ha deciso la partita alla fine del primo tempo. Per il resto, segnalo il mancato rispetto per la solennità dei Mondiali: ho visto la partita in ufficio e siccome c'era un collega che doveva seguire l'intervento di un ministro a Ballarò, sul terzo, mi sono sentito tutto il tempo il gracchiare politico invece di poter ascoltare, serenamente, la telecronaca dell'incontro di calcio, come quei due miliardi di persone che, nel mondo, vedevano la partita anziché Ballarò. Chissà quante persone in Brasile si sarebbero suicidate se l'avessero costretti a vedere Ballarò.

Tuesday, June 13, 2006


Ed ecco il Brasile

Prima di ogni Mondiale c'è sempre qualcuno che dichiara: "Io tifo Brasile". Anche il dichiararsi tifosi del Brasile si può ascrivere alla pretesa di un comportamento anticonvenzionale e alternativo che rifiuta una certa cultura borghese in favore di pretese o reali tendenze al ritorno alla natura, alla semplicità dei modi, alla negritudine intesa come valore costruttivo, ecc. Naturalmente non sono d'accordo, e prediligo nel mio sostegno calcistico nazioni che abbiano costruito un sistema sociale coerente come per esempio Finlandia o Canada. Ma il Brasile, c'è questo, è più forte a calcio, il che poi ce la direbbe lunga su un'ipotesi che vuole un indicatore della civiltà generale di un Paese si possa calcolare sull'asse della sua forza calcistica. In maniera, s'intende, inversamente proporzionale: più un Paese è forte a calcio meno è civile. Il criterio è approssimativo, comunque vorrei anche svelare il perché il Brasile è forte a calcio e ha vinto tanti Mondiali. E' noto, e diffuso dalla stampa, che ogni volta che la Seleçao perde o peggio viene eliminata da un torneo importante, si verificano in Brasile suicidi a catena. A centinaia. E ogni volta che i Verdeoro perdono alla notizia e ai numeri viene dato abbondante rilievo, amplificato poi dai notiziari. Questo induce una pressione psicologica negli avversari: ogni volta che un attaccante segna al Brasile potrebbe fare cento o duecento morti. Tutti per colpa sua, tutti suicidi sulla coscienza. Ed ecco che gli attaccanti avversari, oppressi, sbagliano.

Monday, June 12, 2006


Italia-Ghana
Sta per cominciare. Prima degli Azzurri devo dire una cosa sola: tutte le volte che al Mondiale esordisce l'Italia c'è sempre qualcuno che dice: "Io vado al cinema"; e qualcun altro che dice: "Io sono andato in giro per la città, era tutta vuota, bellissima". Eccoci, ci sta Totti, il calcio, tutto pronto. Il mio pronostico? Uno a uno.

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Siamo al 20' pt, ancora zero a zero. Ma m'è venuta in mente un'altra cosa. Quando esordisce l'Italia ai Mondiali e uno sta a vedere la partita con gli amici, c'è sempre una pischella che non glien'è mai fregato un tubo del calcio che chiede le sia spiegata la regola del fuori gioco. Se è carina, alle volte c'è uno che tenta di spiegarglielo ma lei non sta attenta. Del fuori gioco non gliene importa un fico secco: ha fatto la domanda solo per richiamare l'attenzione.


Pronostico sbagliato, il vostro Zazzi ha azzeccato solo il totale dei gol, che sono stati tutti e due dell'Italia. Inutile pubblicare il tabellino, che a st'ora l'hanno scritto pure sul menù del vino e cucina qui sotto, dirò invece dei festeggiamenti e dei clamori esagerati. A Roma, in Centro, dove si trova l'agenzia che m'incatena qui al lavoro, rumori di clacson, bandiere tricolori, caroselli auto, voglia d'amnistia, e - ne sono certo - se non a Roma altrove, il pizzettaro che inforna la pizza col pesto, mozzarella e pomodoro. Interessante: i media e i tifosi si scatenano subito, col timore di non poterlo fare più avanti. Quest'ansia da Mondiali si vive più forte quasi ogni quattro anni, una voglia di indulto, di andare in motorino senza casco, di sentirsi tutti uniti, che porta a perdere d'occhio qualunque approfondimento tecnico. E' quella febbre che ci ha portato, noi italiani, a mettere sul piedistallo giocatori come Schillaci, cosa che è successa, e non si faccia finta di averlo dimenticato.

Quanto a quest'Italia, bello il gol di Pirlo, e la difesa sorprendentemente non prende sveglie, anche perché i togolesi sono stati, in attacco, un po' approssimativi. Con Nedved sarà un altra storia, ma non faccio pronostici, ché come s'è visto li sbaglio: meno male che la prossima partita è contro gli Stati Uniti che hanno dimostrato - e con chiarezza - di essere una squadra di seghe, restituendo quel senso di gerarchia eurocentrica che a noi cui i Mondiali piacciono, piace, tranquillizza. E' seccante, in altre parole, vedere arrivare la Corea e la Turchia così avanti com'è successo ai Mondiali del 2002. E' seccante che gli Usa passino il turno, com'è avvenuto sempre di recente. Lasciamo che gli Usa, almeno a calcio, perdano: per la prossima partita tiferò con calore e passione Italia, l'ho deciso ora.


Indovinate chi ha rubato il tabellino per voi? Ma l'amico Zazzi! Ed ecco due parole su Australia-Giappone 3-1:

Australia-Giappone 3-1
Reti: 26' pt Nakamura, 39' st e 44' st Cahill, 47' st Aloisi
Australia (4-5-1): Schwarzer; Emerton, Neill, Moore (16' st Kennedy), Chipperfield; Grella, Culina, Wilkshire (33' st Aloisi), Bresciano (8' st Cahill), Kewell; Viduka. All. Hiddink
Giappone (3-5-2): Kawaguchi; Miyamoto, Nakazawa, Tsuboi (11' st Moniwa, 47' st Oguro); Komano, H. Nakata, Fukunishi, Nakamura, Alex Santos; Takahara, Yanagisawa (34' st Ono). All. Zico.
Arbitro: Essam Abd El Fatah (Egitto)
Note: ammoniti Miyamoto, Grella, Takahara, Aloisi, Cahill, Moniwa, Moore; recupero 1' pt, 3' st; spettatori 50.000 circa.


Il Giappone è una delle nazioni mondiali che, fra splendori e miserie, s'è posta con evidenza e continuità nell'epicentro della storia, del costume, della cronaca, della cultura e dell'estetica mondiale del Ventesimo secolo. Non è il caso di approfondire, non qui, cause e connotati di questa nippocentricità. Ma un parallelo fra la vitale e influentissima new wave di film horror giapponesi e la partita del Giappone di oggi, quella sarà il caso di farla. Sì, perché come può avvenire in The Ring o in Dark Water la squadra giapponese, in un sereno pomeriggio è precipitata in un incubo che presenta gli stessi connotati di rapidità, sorpresa e cupezza dei film citati. Fino a sei minuti dal termine stavano uno a zero e poi hanno preso tre sberle una dopo l'altra da una squadra, l'Australia, che fino allora nella storia dei Mondiali non aveva mai segnato. E fino al crollo del Giappone si capiva pure perché. Ma così sono i fantasmi, entità innocue e incorporee che poi nei film giapponesi si trasformano in demoni affamati e sbranatori di bambini. E il regista di Dark Water, per dire, si chiama Nakata. Insomma, mi pare che i giapponesi se la so' cercata.


Germania 2006 - Giorno 4

Lo ammetto. Ho saltato un giorno. Non solo ho saltato già un giorno di cronache, ma anche due partite: non ho visto Serbia-Olanda e Messico-Iran. E ammetto pure di aver visto a casa, su Antenne 2, Federer-Nadal, finale dei Roland Garros.

Bel blog di calcio, direte, bravo Zardo. E invece dovreste essere contenti, cari lettori di "Sotto il pallone", che il mio blog calcistico non si ferma all'arida cronaca delle partite di calcio ma include anche, in chiave dialettica al calcio e dunque calcistica, la sofferenza del tennista svizzero di provata fede giallorossa: che avesse la testa ad Hannover, Roger, mentre il sempre più aitante spagnolo lo metteva alle corde come alla finale di Roma vincendo per di più in quattro set il secondo torneo di tennis più prestigioso del mondo? Per quanto mi riguarda tifavo Federer per diverse ragioni: la prima è che ha un rovescio più bello da vedere, la seconda è che mi sento più adiacente alla Svizzera che alla Spagna, una nazione tennisticamente meno noiosa tanto che tifo anche Hingis, la terza è che Federer lo conosco! Sì! Una volta s'era, io e Lucrezia, fuori dal Metropolitan aspettando che arrivasse l'orario di inizio spettacolo: il Metropolitan, per chi non lo sappia, è un cinema di Roma. Nell'attesa abbiamo deciso di visitare un lussuoso hotel non lontano dal cinema, cosa che abbiamo fatto. Uscendo, chi entrava? Proprio Federer, sì sì. E io gli ho detto: "Hi Roger"; e lui m'ha detto: "Ciao". Quindi non solo lo conosco, ma addirittura lui pensa, se mai ci pensa, che io e Minni si alloggiasse all'Hotel de Russie, che costa un milione a notte, bene che vada. Quindi tifo Federer: 1. Ci conosciamo; 2. Lui pensa che io sia un riccone. Nadal invece non lo conosco per niente, neanche così, neanche "Buongiorno e buonasera".

Parliamo di Angola-Portogallo, che ho visto ieri. L'amico Fabio m'ha segnalato un'omissione dei telecronisti, che non hanno dato il risvolto storico del match: da ex colonia portoghese, infatti, gli Angolani avevano ben ragione di stare incazzati e assediare il Portogallo che alla fine l'ha spuntata per uno a zero. O forse vivevano l'incontro con una soggezione che ha impedito loro di centrare la porta e muovere la rete portoghese? Le frustate pesano, nella storia, pesano per secoli e il riscatto calcistico, c'insegna la storia del calcio, non è mai un riscatto morale sufficiente. Semmai gli dovevano dare un sacco di botte, quello sì, ma con le nuove regole Fifa le botte all'avversario vanno limitate. Chissà che alla Fifa non l'abbiano studiate proprio in vista di Angola-Portogallo...

Azzurri in campo stasera, e se ne parlerà! C'è Totti, e guai che non ci fosse, ci ritirano una decina di sponsorizzazioni tranne l'acqua minerale, che invece spinge per Del Piero. Li vedrete tutti e due, insomma, niente paura. Poi che faranno lo si vedrà in giornata. Io non so mai se sono dell'Italia, quando inizia un Mondiale, non lo so mai fino a un certo punto. Per esempio nel '78 ero dell'Italia, e ho sofferto vedendo l'Olanda che ci affondava, noi e il povero Zoff stanco e distratto, verso la finalina. Nell'82 non ne parliamo: ero dell'Italiissima, e non sto a rievocare i Mondiali '82 che n'avete fin troppo abbastanza, sono convinto. Nell'86 pure, e m'è seccato davvero vedere in piazzetta, a Sperlonga, la Francia che ci faceva i bozzi e i corni dal finestrino. Nel '90 no. Caniggia che ci riacchiappa e Donadoni che ci affonda fuori dalla finale non m'è dispiaciuto nemmeno un po': era un'Italia brutta davvero, quella di Schillaci, tanto da dover mettere sul piedistalli, ditemi voi, Schillaci. Nel '94 ero indeciso fino a Italia-Nigeria, una partita epica vista col papà in cui Baggio ci ha fatto esultare ma per davvero, quel magico pomeriggio di epico riscatto del calcio azzurro. Nel '98 inzomma... Quando Di Biagio stampò il rigore sulla traversa francese, evidentemente, già mi sentivo un po' mezzo francese, già mi prevedevo un giorno a Parigi, a tendere a una francesità che devo dire, a tratti, m'è stata quasi concessa con la forza dell'amore. Nel 2002, la spenta Nazionale che rimpiangeva la pasta al dente nel suo viaggio orientale, non l'ho tifata nemmeno un po', nemmanco per niente, come si vede in un commento che scrissi fresco fresco di eliminazione proprio in quei giorni lì.

Saturday, June 10, 2006



Germania 2006, secondo giorno

Sono un uomo piuttosto fedele, in amore. Non altrettanto può dirsi sul lavoro, dove invece la mia vocazione alla flessibilità, indotta però devo dire dagli amari tempi, mi conduce a spasso senza che io riesca a concentrarmi su uno stesso argomento per più di cinque giorni. E quindi avevo tutta l'intenzione, a proposito dei Mondiali, di mettere le corna all'evento fin dal giorno due. Il motivo è valido: finale femminile dei Roland Garros, con Justine che in questo momento si sta a gioca' il titolo con la Kutsnetzova. Invece niente, perdonami Juju: per il complicato sistema di telecomandi che vige in quest'ufficio sono costretto alla fedeltà al Mondiale, ed eccomi su Inghilterra-Paraguay, con poche speranze di riuscire a sintonizzare i bei rovesci della mia tennista preferita. Ci vediamo a Wimbledon, forza Justina!

Friday, June 09, 2006


Germania-Costa Rica 4-2

Bene bene, bentornati Mondiali, bentornato "Sotto il pallone". Devo un po' prendere le misure e non vedo modo migliore che cominciare con il pubblicare il tabellino di questo primo incontro di Germania 2006. Tabellino un po' rubato un po' no, diciamo, visto che l'agenzia per cui lavoro lo produce, su mia istanza, e poi però esce subito su Internet, in un sito che non dico per non fare pubblicità. Quindi lo copio e lo incollo, un po' è farina del mio sacco, un po' è uno dei miei soliti gesti da Robin Hood dei poveri. Come se esistesse un Robin Hood dei ricchi, poi...

Germania-Costa Rica 4-2
Reti: 6' pt Lahm, 12' st Wanchope, 17' st Klose, 16' st Klose, 28' st Wanchope, 42' st Frings

Germania (4-4-2): Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Schneider (46' st Odonkor), Frings, Borowski (26' st Kehl), Schweinsteiger; Klose (33' st Neuville), Podolski. All. Klinsmann

Costa Rica (3-4-2-1): Porras; Umana, Sequeira, Marin; Martinez (dal 19' st Drummond), Fonseca, Solis (31' st Bolanos), Gonzalez; Centeno, Wanchope; Gomez (45' st Azofeifa). All. Guimaraes

Arbitro: Horacio Elizondo (Argentina)

Note: Ammonito Fonseca (Costa Rica); recupero 2' pt, 2' st; spett. 66.000 circa.


La prima rete dei Mondiali è stata segnata, come evince il lettore attento del tabellino, da un difensore. E i Mondiali sono cominciati. Per brevità devo dire solo che, da quattro o cinque Mondiali a questa parte, il primo giorno dei mondiali c'è sempre qualcuno che dice: "Sto per la..." Costa Rica, Camerun, Nigeria, Colombia, Ecuador, insomma ci appiccicano un paese depresso, ostentando così disinteresse per il gioco del calcio (un disinteresse che potrebbe manifestarsi con più eleganza semplicemente ignorando i Mondiali) e, credo, pensando di dire una cosa originale. Che non è originale. Non è originale tifare per squadre del terzo mondo, chiariamolo una volta per tutte. Mi sembra nettamente più originale tifare per questa Germania, per la verde Germania di cui ho ancora nostalgia essendoci stato due volte nell'ultimo mese, e per la verde Germania che, al di là del risultato, ha dimostrato di essere una squadra di carattere: "La mia squadra ha un'energia incredibile" ha detto Klinsmann, e ha ragione.

Dei Mondiali tedeschi dirò poi che c'era Claudia Schiffer, alla cerimonia d'apertura, e per l'occasione s'era agghindata davvero alla tedesca, con una sorta di sandaletti che ci mancavano solo i calzini sotto. Altro che scollature e tacchi alti. Eppure m'è piaciuta, la Schiffer, fatico sempre a credere che lei sia più giovane di me, per quanto a lungo e quanto presto è stata famosa.



Giornata 1 - Ecco i Mondiali tedeschi

Ci sta un mio amico e collega che ha avuto, professionalmente, una grande opportunità, proprio alla vigilia della Coppa del Mondo 2002, in Corea e Giappone. L'ho invidiato fino a oggi, giorno in cui farò la stessa cosa che ha fatto lui quattr'anni fa, senza però che lo scritto sia diramato tramite agenzia ai quotidiani. Successe questo: a un'agenzia di stampa spetta normalmente il compito di fornire agli abbonati materiali di contorno a un evento eclatante. Per esempio, se crollano le Torri gemelle di New York, un'agenzia stampa farebbe un buon servizio intervistando l'architetto che le aveva progettate, che vada su una breve, da qualche parte, a contorno degli articoli portanti.

Idem, sui Mondiali, occorre approntare materiale "breve" che possa incastonarsi agevolmente nelle pagine. La storia del calcio, per esempio, in breve. All'amico Tonino venne affidata la consegna di scrivere la storia del calcio in 30 righe, cioè 1.800 battute, spazi compresi.
"La storia del calcio italiano?"
"No, la storia del calcio: trenta righe, sbrigati".

Ancora mi chiedo se la sua storia del calcio in trenta righe sia mai stata pubblicata su un quotidiano. Ancora mi chiedeo che avrei scritto io. Ancora mi secca che l'arduo compito, ma quanto letterario, non mi sia stato mai affidato, per cui me l'autoaffido e v'introduco, cari lettori, al calcio mondiale, prima ancora che incominci il mondiale, in maniera che se per caso vi trovaste alle 18, davanti a Germania-Costa Rica, senza mai aver visto una partita di calcio in vita vostra, possiate sostenervi competenti della storia del calcio.

Le origini del calcio sono antiche: si ha traccia di un gioco a squadre con la palla nella civiltà romana, in quelle precolombiane e nella Firenze medievale. La versione attuale del gioco prevede undici giocatori contro undici e un pallone: scopo del gioco tirarlo in uno dei due rettangoli posti verticalmente sul lato corto del campo, la porta. Uno degli undici giocatori di ciascuna squadra può toccare il pallone con le mani, se si trova vicino alla porta. Le prime partite di calcio moderno si giocano in Inghilterra nella seconda metà dell'Ottocento: il gioco diverrà ben presto popolare in Europa e in Sud America e ben presto, in diverse nazioni, si organizzano campionati nazionali. Nel 1930 i primi Mondiali di calcio si svolgono in Uruguay, dove vince la squadra di casa. Nel '34 l'Italia vincerà in casa propria e nel '38, vincerà l'Italia. Poi il buio della guerra: la Coppa del Mondo torna nel '50, in Brasile, dove rivince l'Uruguay. Da allora si svolgerà ogni quattro anni e vinceranno: Germania ('54 in Svizzera), Brasile ('58 in Svezia e '62 in Cile), Inghilterra ('66, in casa), Brasile ('70, in Messico), Germania ('74, in casa), Argentina ('78, in casa), Italia ('82, in Spagna), Argentina ('86, in Messico), Germania ('90, in Italia), Brasile ('94, in Usa), Francia ('98, in casa), Brasile (2002, in Giappone). Naturalmente questi trionfi, come altri, si sono accompagnati nel corso del secolo alla forte partecipazione emotiva di un pubblico sempre più vasto: la diffusione radiotelevisiva delle partite ne ha resa possibile la visione a tante persone che per ragioni economiche o pratiche non hanno la possibilità o il desiderio di recarsi allo stadio. Durante una partita noiosa si può cambiare canale o spegnere e questo ci rimanda una storia generale dell'uomo che non s'ha tempo, qui di trattare.

Thursday, May 25, 2006


Si ricomincia. E' passato un mucchio di tempo ma mi occupo di nuovo professionalmente di calcio, anche se è difficile spiegare al bar in che modo e dove e come, e i baristi cui racconto di essere giornalista sportivo per guadagnare carisma al momento del caffé faticano a entusiasmarsi per i prodotti che seguo e debbo curare. Come me, del resto.

Tipico dialogo. Io: "Faccio il giornalista sportivo"
Barista: "Ah dove? Al Corriere dello Sport? Alla Gazzetta? A Tuttosport?"
Io: "No ad Axxxx, è un'agenzia, tipo l'Ansa".
A questo punto si deve spiegare cos'è un'agenzia, ecc. ecc. e mano mano che spiegate l'entusiasmo che s'era acceso nell'occhio dell'uomo dei caffé si spegne, si sdilinquisce. E così potrebbe avvenire per voi, cari lettori, se io insistessi a spiegare che lavoro faccio anziché nutrire direttamente queste amate pagine che si riaprono in vista dei Mondiali di calcio, Germania 2006, che l'occhio mio e la tastiera mia s'apprestano a seguire per voi, ghiotti d'attualità.

Cominciamo allora con la Nazionale arroccata a Coverciano a sgambare e parare gli attacchi dell'opinione pubblica, se non dei magistrati e via dicendo. Ricette per dimenticare? A parte le dichiarazioni che i nostri si sono fotocopiati e passati l'un l'altro del tenore di: "L'ambiente è sereno, lo scandalo del calcio non ci tocca: continueremo ad allenarci. Il nostro obiettivo? Arrivare più in alto possibile", e via dicendo.

A che si ricorre, per alleggerire, in un momento in cui un argomento endemico di alleggerimento come il calcio è appesantito da parolacce come "procura", "sostituto procuratore", "giudice per le indagini preliminari"?
Ma moda e canzonette, altre due risorse naturali e ancora meno incontaminate. In particolare la canzonetta, là ove in tempi recenti girano meno quattrini. L'inno nazionale degli Azzurri in Germania è stato realizzato dai Pooh, e in anteprima su queste pagine commenterò alcuni stralci testuali. S'intitola Cuore azzurro, musica di Facchinetti-Battaglia-Canzian; testo di D'Orazio-Negrini. Ho letto il testo: mi colpisce? No. Mi colpisce che quegli arzilli vecchietti però si siano prestati. Avrei diverse cose da dire ma per ora mi fermo, visto che s'è ricominciato oggi ad aggiornare le pagine inutili, sezione calcio.




Ricordarsi: - Quelli che tifano Brasile o squadre africane all'inizio dei Mondiali
- La pressione psicologica del Brasile: dopo che i carioca perdono una partita è noto l'alto numero di suicidi in Brasile, pressione insostenibile per le alte squadre ("Inzaghi segna all'ultimo minuto e condanna a morte duemila brasiliani")

Monday, February 23, 2004


Pensavo che «Sotto il pallone» fosse un blog morto. Invece no, dorme, è in letargo, tra me e il calcio non credo sia finita, anche se mi sembra difficile che diventi un argomento in grado di appassionarmi in scala extraprofessionale. Ma il Berlusca che interviene alla Domenica Sportiva mi ha disturbato, pur restando io e il calcio in una reciproca dimensione letargica. E alllora come un orso che deve grattarsi la schiena e quindi, nel pieno dell'inverno, è costretto a sgranchirsi le zampe, anche il buon vecchio Za' si sgranchisce le sue zampacce sulla tastiera grandefratellica per riparlare di calcio, un po'. Tutto l'episodio si commenta da sé, è frutto del solito boato mediatico che, con la legittima intenzione di biasimo verso le berlusconate, finisce per echeggiarle e fare il gioco del nostro presidente del consiglio (chiamiamolo così). Qualche riflessione però, a 'sto punto… Per esempio, Ancelotti non avrebbe fatto lo stesso il cambio di modulo, sotto di due a zero? E se non l'avesse fatto, l'Inter non si sarebbe comunque suicidata prendendo tre gol? E, fosse finita 2-1 per i nerazzurri, diciamo, si sarebbe parlato così tanto del Subbuteo di Silvio? Altra cosa: magari Berlusconi si occupasse di più di calcio. Terza cosa: veramente chi è di sinistra è costretto a identificarsi in tre entità come Lucia Annunziata, Venditti e l'Inter? I giornali così dicono. Ultima cosa: Moratti come presidente del Consiglio sarebbe più bravo? Benritrovati a tutti.

Sunday, January 11, 2004


Secondo turno "senza il pallone" del buon vecchio Za'. Che aspettano a chiamarmi come editorialista a un giornale importante? Non si sa. Forse hanno ragione visto quanto tardamente scrivo queste mie note domenicali, quanto poco professionalmente... Ma cos? ? il crudele mondo del pallone: se vi aspettavate un tabellino con voti di un bel -0match come Empoli-Ancona 2-0 o Siena-Modena 4-0 rimarrete delusi. Eh gi?. Che ha fatto il buon vecchio Za' nel suo giorno di disoccupazione? Ha dimenticato il calcio? Manco per niente. Dopo quasi tre anni di vacanza dallo stadio sono andato allo stadio. E non a vedere, come prevedibilmente qui a Roma vi sareste potuti aspettare, Lazio-Brescia 0-1 con Baggio a sparare le sue ultime cannonate... No no. Oggi c'era un turno di C-2 domenicale, proprio qui a Roma, e Francesco Zardo si ? fiondato, in uno dei suoi innumerevoli giorni liberi, a vedere nientepopodimenoch?

Lodigiani-Vittoria 3-2

E mo' vi beccate il tabellino, un po' rubato qua e l?, un po' redatto dal vero vecchio Francesco Zardo, con i suoi minuti e i suoi gol. Niente voti, ch? sarei parziale visto l'entusiasmo accumulato per l'11 "curato" da mister Dossena. Dossena ol? ol?, come cantavano oggi entusiasti i circa 90 tifosi biancorossi che riempiono il Flaminio a ogni partita interna... Andiamo avanti col tabeliino, va'...

Lodigiani (4-4-2): Mazzi; Di Nicolantonio, Zanini, Lopez, Francesconi; Neroni, Di Chiara, Giannone (29' st Lasalandra) Zacchei, (18' st Pandolfi); Criniti (48' st Masini) Galli. A disp. Frabotta, Mazza, Masi, De Sousa. All. Dossena.
Vittoria (4-4-2): Petrocco; Misiti, Orefice, Berti, M. Comandatore; Fresta, Manganaro, D'Aviri, Capuccilli; Clemente (39' st Muratore), G.Pisano. A disp. Zizza, Pinnolo, Petino, F.Comandatore, Fenova, Di Gregorio. All. Orlandi.
Arbitro: La Rocca di Ercolano.
Marcatori: 7' pt Fresta (V), 33' pt rig. Criniti (L), 13' st G.Pisano (V), 21' st rig. Criniti (L), 30' st Pandolfi (L).
Note: Ammoniti Lopez, Neroni, Berti, Pisano. Spettatori 300 circa, compreso Francesco Zardo.


Indovinate a chi ho rubato questo bel tabellino di cui ho dovuto solo risistemare del tutto la formazione del Vittoria, completamente scazzata. Eh? Indovinate a chi? Ho una voglia matta di scrivere un commento dell'incontro, in tutta chiave Lodigiani (che me ne frega), che ? una mia squadra del cuore. E allora, per il puro piacere dei lettori di Zardo.org e di "Sotto il pallone", finalmente posso farlo. Per voi. Ci metter? meno di dieci minuti, lo prometto, ma sar? un vero commento firmato Francesco Zardo, in chiave Lodigiani, tanto per continuare a seminare delle mine letterarie in quest'orto del giornalismo sportivo, lo scriver? io, con tutti i crismi.

Roma, 11 gen. - "Cor core". Questo cantavano alla fine i pochi tifosi romani della Lodigiani, forse cinquanta, alla fine di una partita entusiasmante. Se le finali dei campionati del mondo di calcio fossero come oggi al Flaminio se ne parlerebbe per cento anni. E invece la Lodigiani di Dossena, che tecnicamente improvvisata batte 3-2 il volenteroso Vittoria, parlerà solo oggi, per le memorie di un cronista improvvisato che, espulso dal calcio televisivo, è costretto a prendersi la macchina e fare un viaggetto piacevole sull'Olimpica rada di sciarpe biancazzurre, a vedersi al Flaminio questa importante partita che deve sostenere la terza squadra di Roma, nel suo avvio al girone di ritorno, a sostenersi in C2, contro un'agguerrita formazione siciliana che invece la C2 la vive giorno per giorno come un impegno da rosicchiare con pazienza e forza. E parte gagliardissima, contro una Lodigiani che per la prima mezz'ora sembra interrogarsi sul da fare più che difendere un campo forse troppo non suo (non siamo a San Basilio, non siamo alla Borghesiana, ma al Flaminio, di domenica, lontanissimi da tutto). Tanto che, dopo qualche colpo di fioretto dei padroni di casa, sono proprio i siciliani ad andare in vantaggio, complice una grave incertezza di Mazzi, con un diretto dal limite di Fresta. Cattivo auspicio per una squadra rinnovata con tutte le intenzioni di salvarsi, che sul piano tecnico fatica a stare dietro al Vittoria e alla sua voglia di stare in C2. Ma la Lodigiani ha la responsabilità di giocare a Roma, in uno stadio che in Sicilia si sognerebbero... E allora i biancorossi reagiscono: poche idee in attacco, centrocampo arruffato, ma che diamine... Esce un rigore, per fallo di mano su tiro diretto in porta di un centrocampista. Criniti, per il resto volenterosissimo anche se a volte impacciato e spesso troppo solo, esegue con un'eleganza invidiabile, e il suo rasoterra rimette in corsa i padroni di casa. La voglia di fare non manca e all'inizio del secondo tempo è di nuovo la Lodigiani a trovare la strada giusta: quasi gol, su un lampo di Galli che dopo dieci minuti della ripresa anticipa Petrocco trovando il tocco. Ma un difensore toglie il pallone da dentro (o fuori? Siamo in C2: la moviola non c'è, meglio così, si gioca) e proprio da questa respinta i bravi siciliani, approfittando del momento di pausa della Lodigiani, trovano il raddoppio con un bel tuffo di testa di Pisano. E' 2-1, potrebbe voler dire la serie D, con una sconfitta interna e un anticipo sconcertante. Non è accettabile per Dossena e i suoi, che si buttano avanti e trovano un altro rigore. Tensione, oddio, si pensa alle finali di Coppa Interconinentale di Tokio... Segnerà anche il secondo? Ci pensa Criniti, che ha una freddezza da campione: angolo opposto all'altro, il destro, il portiere intuisce ma il rasoterra è troppo impeccabile, non lo prenderebbe nessuno. Due pari, e Dossena tira fuori dalla panchina un asso nella manica, che al 30' del secondo tempo gli regala tre punti: Pandolfi, un cambio azzeccato, diventa una spina nel fianco del Vittoria fino al punto di realizzare al 30' il gol decisivo, con una girata successiva a un abile lavoro di palleggio. Viva l'Argentina: tre punti sono oro per una formazione che si scolla così da una classifica mortificante e aspetta Venturin, oggi assente, per ricostruirsi una permanenza nel campionato professionisti. Ne fa le spese, con i suoi legittimi argomenti di recriminazione, il Vittoria, contro cui la vittoria è non banale, Nomina sunt consequentia rerum, giusto? Non oggi, bravo Dossena, avanti così. C'è da lavorare sugli ultimi tre passaggi, ma il coraggio c'è, il cuore anche, forza ragazzi.

Avete visto? Che bravo, eh? Da vero tifoso biancorosso. Magari ancora non da vero cronista sportivo, si capisce, ma faccio presente che ho pagato il biglietto, mica cazzi, dieci euro, mica cazzi per un giornalista-scrittore di buona estrazione che meno di tre settimane fa ha perso il lavoro.

Wednesday, January 07, 2004


Saggiamente, i tizi di blogger, hanno sistemato loro le cose: vale a dire che, mi sembra, si rileggono di nuovo le accentate per bene, senza dover scrivere codici a dieci lettere qui dentro, e grazie a una nuova interfaccia più simile a quella vecchia, e meglio funzionante. Ulteriore riprova che le cose vecchie funzionano meglio, come del resto il calcio dei bei tempi andati (e non parlo di Nordhal o Meazza: quello di Van Basten, per capirsi).

Ho visto la partita da spettatore e non da cronista: strana sensazione, proprio strana, un flusso di pensieri troppo da pensionato, devo reagire. Fra l'altro, guardando il Milan che mollava due schiaffoni alla Roma, mi è successa una cosa strana, che fatico a confessare, forse è troppo intima, ma la dico, va'.

Sono ridiventato del Milan. Come certe donne che non riescono, per una loro forma mentis ineluttabile, a essere fedeli a un uomo, allo stesso tempo io non riesco a essere fedele a una squadra sola. E insomma ieri, guardando la Roma, convinto di tifà Roma, sentivo come un pentimento, ho ripensato alla faccia di Van Basten, ho visto Tassotti in panchina, e Shevchenko che, in un Milan non certo brillante che ha approfittato soprattutto della scarsa forma dei vari Totti, Chivu, Mancini, Samuel ecc. Ma ha fatto il secondo gol che sembrava proprio un gol di Virdis visto da me all'Olimpico anni fa, quando ancora ero fedele a una squadra sola, quando ancora mi piaceva il calcio. Mi piace stare dalla parte di chi vince, nel calcio (esclusa la Juve, oh, non sono così proprio una fraschetta), cosa che in amore può essere non raccomandabile, ma nel calcio chi se ne frega, no? E insomma, ieri, a essere della Roma, mi sentivo proprio a disagio. Forse sono proprio una fraschetta, forse sono ridiventato del Milan perché la Roma ieri ha giocato male, come certe donne, insisto, che s'innamorano a destra e a sinistra se il loro marito ha un momento di debolezza. O si riinamorano del ragazzetto del liceo, che riesce fuori privo dei segni del tempo, e anzi migliorato dagli anni rispetto a quel pischellaccio magretto e brufoloso che era. Bah. Cambierò ancora? Francamente non lo so, non vorrei che quello di ieri fosse un addio al mio interesse generale per il calcio, o comunque un altro lungo arrivederci. O vorrei? Avrei il tempo di mettere risultati e classifica, ma per oggi lascio perdere, va'.

Tuesday, January 06, 2004


Non rifunziona più niente. Simbolico. E proprio oggi, il primo giorno di campionato, da un anno e mezzo a 'sta parte, senza il vostro amico Francesco Zardo. Sapevo che sarebbe arrivato, ma oggi mi sento per davvero stranito, mi sembra proprio oggi, questa Epifania '04, il primo vero e proprio giorno di disoccupazione, nel momento del match clou, di cui non so nemmeno se dare le probabili formazioni per quei pochi lettori che si sintonizzeranno su queste mie pagine aspettandosi, che ne so, un commentino, un tabellino, qualcosa. Mi piacerebbe farlo lo stesso, potrei scegliermi una partitina, che ne so, del Siena o del Parma o del Perugia da commentare al buio, tanto per tenermi in vita. Vediamo cosa ci offre la giornata oltre a, si sa

Roma-Milan (ore 20.30)

abbiamo, con inizio alle 15

Ancona-Parma
Bologna-Empoli
Brescia-Siena
Inter-Lecce
Juventus-Perugia
Modena-Chievo
Reggina-Lazio
Udinese-Sampdoria


Quale mi piace? Fossi stato ancora a Chilometri vedo un Brescia-Siena o al limite un Bologna-Empoli o un Modena-Chievo. Invece niente, e allora potrei scegliere: vediamo... Può darsi anche che io scelga di farmi un giretto in Vespa, data la giornata fredda, ma soleggiata, e dato che Roma-Milan è di notte.

Friday, January 02, 2004


Non tutto il male vien per nuocere. Classico detto di Za', che in mezzo a tanti mali si riconsola con l'aglietto. Ho ripristinato Word sul computer, a prezzo del sacrificio di Msn. E nell'ozio del momento, ho elaborato una macro, che praticamente, e per non annoiare gli appassionati di calcio, mi sistema accenti, corsivi e neretti anche qui sul blog, con la semplice pressione di un tasto. In questo modo non vedrete più certi segnacci al posto delle accentate, su 'sto blog, sempre che esso resti in vita: vedremo.


Eccoci qua, incomincia il 2004, senza lavoro, ma diciamo che questo blog resta vivo. Come cosa? Come il Parma Calcio, per esempio? Eh sì, Calisto Tanzi dietro le sbarre, si dice che il Parma sia destinato a liquidare e a diventare una vittima della spirale corrotta che ha messo in mutande operai, contadini, mucche, biscotti e yogurt. Però che devono fare, con la loro bella classifica, quei ragazzi di Prandelli, se non continuare ad allenarsi aspettando l'Ancona? E così, con l'anno nuovo, anche il vecchio Za' si cerca di tene' al corrente dei fatti sportivi, anche se è del tutto diverso, dentro queste mura di casa, rispetto alle mura dell'agenzia che ha messo anche me sul mercato di gennaio, senza troppi complimenti, a cercarsi un ingaggio e ad allenarsi per conto mio, come un calciatore senza numero e senza maglia. Intanto lo sapete che ho fatto, tanto per ribadire il mio stato di indolenza? L'altro giorno sono andato all'ippodromo! Tipo Andy Capp, con la macchina e il cappello calcato dal freddo, a giocare: vincente, piazzato, accoppiata. Non c'ero mai stato: totalmente affascinante, si capisce perché tanta gente abbia finito per rovinarsi. Ma non preoccupatevi, cari lettori, lo spirito non è quello der "Pomata" in febbre da cavallo. Prima di tutto sono stato al galoppo e non al trotto, e mi piace pensare a me stesso come a una sorta di J. Bond, con una donna spia sofisticata che gli passa un microfilm, nella concitazione di Capannelle, col suo cappottino tre quarti e i guanti lunghi. All'ippodromo perso due volte e vinto una andando più o meno pari, e poi ho visto Ciccio di un "Medico in famiglia". Mah. Buon anno a tutti, cari lettori, buon 2004, che sia un anno migliore per tutti quanti, un anno da ricordare.

Monday, December 22, 2003


Serio, referenziato, giornalista cerca impiego

Eh sì: cartellino rosso per il vecchio Za' che insieme a un folto gruppo di giornalisti viene mandato a casa dall'agenzia Chilometri, e non per scelta di Za', si badi bene. Incredibile ma vero. Ora non voglio vedere le vostre faccette tristi, cari lettori appassionati di calcio e di Zardo e delle sue performanti amenità sul mondo del pallone. Non ho ancora deciso cosa fare di questa strisciata di calcio, sotto il pallone, che per i 15 mesi della mia vita da giornalista sportivo vi ha tenuto compagnia. Può darsi che troverò un altro posto nello sport, altrove, ed è quello che mi auguro, e in tal caso questo blog continuerebbe a brillare di un'immutata luce. Se no temo che dovrò chiudere, visto che le sciocchezzuole calcistiche di Za', se non nutrite dall'atmosfera di un'agenzia giornalistica, e condite dalle notizie di prima mano che ogni tanto riesco a dispensare, risulterebbero forse un po' troppo frivole per giustificare l'esistenza di tanto notiziario. Vedremo: se chiusura sarà, lo annuncerò. Per ora tanto vale concentarci sull'hic et nunc. Ieri ho lavorato, per esempio, e non vi privo del solito tabellino, commento e servizi vari di Za' sull'incontro di cartello della giornata, Perugia-Brescia 2-2.

Perugia-Brescia 2-2
Perugia (3-5-2): Pardini 7; Diamoutene 6, Di Loreto 6, Ignoffo 6; Coly 6 (5' st Gatti 5), Gio. Tedesco 6, Zé Maria 6, Obodo 7, Grosso 7; Margiotta 6, Vryzas 5 (5' st Bothroyd 6). A disp. Tardioli, Nastos, Genevier, Boldrini, Berrettoni. All. Cosmi 6
Brescia (4-4-2): Agliardi 5; Martinez 5, Dainelli 5, Di Biagio 6, Pisano 6; A. Filippini 6, Brighi 6 (29' st Bachini 6), Matuzalem 6, Mauri 7 (46' st Correa 6); Maniero 6 (37' st Del Nero 6), Caracciolo 5. A disp. Saja, Stankevicius, Petruzzi, Guana. All. De Biasi 6
Arbitro: Rizzoli di Bologna 6
Marcatori: 5' pt Margiotta (P), 10' pt Di Biagio (B), 27' st aut. Dainelli (B), 32' st A. Filippini (B)
Note: ammoniti Matuzalem, Grosso, Margiotta. Recupero 1' pt, 4' st. Spettatori 8.000 circa.

Perugia, 21 dic. - Bella partita, emozioni e due gol per parte in regalo agli spettatori di Perugia-Brescia: chi si aspettava, per Natale, tre punti dovrà aspettare quantomeno la Befana. Non Vryzas, che ha chiuso da capitano la sua storia a Perugia e il capodanno lo farà a Firenze: l'attaccante greco, passato alla Fiorentina, riceve applausi e una medaglia dai tifosi che salutano un nuovo portiere, Stefano Pardini, venuto dalla Sambenedettese, che ha convinto Cosmi in Coppa Italia ed esordisce, a 28 anni, in serie A. Nel Brescia, sempre orfano di Baggio, Di Biagio parte ancora al centro della difesa ma con licenza di sganciarsi e di dare grinta al centrocampo. Se la difesa lombarda resta scoperta, pazienza, e di fatto il Perugia va subito in vantaggio, al quinto minuto. Angolo dalla sinistra di Grosso, palla in mezzo, salta Margiotta e gol, con la difesa del Brescia disattenta. Pronta reazione degli ospiti che intendono rientrare in partita il prima possibile e ci riescono al 10', proprio grazie a Di Biagio. Punizione da venti metri, il tiro dell'ex azzurro è basso e teso, deviazione della barriera ed è uno pari. Le due squadre spendono tanto, con una lieve predominanza del Brescia che al 18' va di nuovo vicino al gol ma, sul colpo di testa di Caracciolo, Pardini alza sulla traversa con un bel colpo di reni. Dieci minuti dopo azione dubbia, con un contrasto in area tra Dainelli e Vryzas: il greco finisce a terra ma secondo Rizzoli il fallo è suo. Niente rigore, fra le proteste degli umbri. Al 34' è di nuovo il Brescia, con un tiro di Mauri, a mettere in pericolo Pardini che ha un bel riflesso e mette in angolo. Sul corner, tocco di mano di Vryzas, e stavolta l'arbitro che poco prima gli aveva negato il rigore, lo perdona: il fallo è involontario, si va avanti. Ritmo alto, con le due squadre che continuano ad affondare: le punte non riescono tuttavia ad approfittare dei tanti palloni che finiscono in area, da una parte e dall'altra, e il tempo si chiude in parità. Nella ripresa Cosmi toglie Vryzas, che ha la testa già a Firenze, e inserisce Bothroyd. Fuori anche Coly e dentro Gatti. L'inizio del secondo tempo è abbastanza vivace, con gli umbri che vorrebbero vincere, cosa che in campionato non succede loro dall'aprile scorso. Le iniziative restano tuttavia piuttosto sconclusionate, da entrambe le parti, e il gol del Perugia al 27' arriva da un altro collasso della difesa del Brescia, con un cross rasoterra di Grosso, velo di Bothroyd e Dainelli che con la tibia devia nella sua stessa rete. Il Perugia si sente di nuovo al sicuro, testa al cenone, e al Brescia è sufficiente costruire un'occasione limpida per pareggiare, dopo cinque minuti, come era successo all'inizio, ma approfittando stavolta di un generale sbandamento della difesa biancorossa: Pisano entra in area dalla sinistra e appoggia al centro dove Filippini non ha problemi a infilare. Due a due. Si risveglia il Perugia e nell'ultimo quarto d'ora ci prova in tutti i modi: gli uomini di Cosmi sfiorano il gol con Tedesco, di testa al 35', ma Agliardi respinge di piede. L'azione sfuma e il centrocampista del Perugia si becca un cazzotto di Di Biagio a gioco fermo, almeno secondo Cosmi che non smetterà di reclamare fino alla fine. Al 41' Obodo entra in area, inganna qualche difensore bresciano ormai stanco e fa partire una parabola che finisce sulla traversa. A questo punto i lombardi sono bravi ad addormentare il gioco fino alla fine, conquistando un pareggio che, considerato l'arrembaggio perugino degli ultimi minuti, è guadagnato. Il Perugia, al nono pari in campionato, continua a non vincere. Per gennaio Gaucci dovrà pensare a qualcosa di concreto da dare a Cosmi, oltre alle sue provocazioni su calciatrici tedesche e colonnelli libici, visto che dando un'occhiata alla classifica, scherza scherza, il rischio è quello di movimentare acque paludose. E dibattersi nelle sabbie mobili, si sa, peggiora le cose.

Ma è quasi Natale, e allora il Babbo Zacka vi molla pure il dolcetto, con l'interviste a Cosmi e De Biasi, to'.

Perugia, 21 dic. - "Non serve più lo psicologo, ci vuole lo psichiatra. Ci vuole Crepet". Serse Cosmi, al nono pareggio di un campionato senza vittorie, invoca ironicamente un aiuto senza pensare che il suo funambolico presidente, con quello che si è visto fino a oggi, potrebbe prenderlo sul serio. Dopo il 2-2 col Brescia l'allenatore cerca di dissipare la preoccupazione così, scherzandoci sopra: "Abbiamo superato la fase della paura di vincere - continua - ormai siamo al terrore di vincere, e veramente così non si va lontano. Tutti questi pareggi prendendo tanti gol sembrano un disegno diabolico". Poi Cosmi si fa più serio: "Nel primo tempo il Brescia ci aggrediva molto, era tonico, pericoloso - commenta il tecnico - ma c'è da dire che il Perugia è stanco: abbiamo fatto 29 partite ufficiali e non siamo che a dicembre. Sono stanco anche io, oltre ai giocatori e ai tifosi". Ora se ne va Zisis Vryzas, e a gennaio il Perugia dovrà fare dei sensibili ritocchi. A fine partita Cosmi ha parlato con Alessandro Gaucci, amministratore delegato della squadra: "Abbiamo parlato amichevolmente - spiega l'allenatore - e mi ha promesso che a gennaio arriveranno minimo sei-sette rinforzi. E nessuno è inamovibile, fra quelli che abbiamo. Comunque non basta il mercato a risolvere i nostri problemi". Ne riparleranno. Del resto Gaucci senior ha lasciato lo stadio al secondo pareggio del Brescia. E Cosmi la prende a ridere: "E' stato bravo ad arrivare fino a quel punto". Più serena l'atmosfera in casa Brescia, dove Gianni De Biasi sta meglio in classifica e si rallegra di un punto in trasferta: "Abbiamo giocato bene per tutto il primo tempo, meglio del Perugia, con un ottimo lavoro sulle fasce: e siamo stati bravi a non abbatterci e a recuperare subito il gol". Nel secondo tempo il Brescia è apparso più in affanno: "A quel punto loro hanno cominciato a fare la partita: siamo stati bravi anche in questo caso a impattare subito il gol subìto. Peccato per qualche contropiede in superiorità numerica sprecato: sapevamo che il Perugia si sarebbe scoperto e abbiamo provato a vincere, rischiando forse un po'. Devo elogiare la squadra per il punto preso". A gennaio il Brescia si rinforzerà? Il tecnico non si sbilancia: "Mi basterebbe recuperare Baggio e Colucci, poi se la società mi propone qualcosa, vediamo". Tra i perugini c'era un addio in ballo, quello di Vryzas, ceduto alla Fiorentina. L'attaccante greco ha ricevuto in regalo dai tifosi una medaglia, con scritto sopra "Grifone per sempre", e ringrazia: "Devo dire grazie a tutti per i tre anni e mezzo passati qui, che per me sono stati importantissimi. Grazie anche al pubblico e alla società, che hanno sempre avuto fiducia in me. Ho dato il massimo e mi spiace lasciare il Perugia in questa situazione. A Firenze mi sento pronto a lottare per la promozione". Oltre all'addio c'è stato anche un esordio fra gli umbri, quello di Stefano Pardini, portiere ventottenne proveniente dalla Sambenedettese, alla sua prima partita in serie A: "Che strana sensazione - dice - stare fuori per tanti mesi e poi debuttare in A. Peccato non aver festeggiato con una vittoria".

Che bravo, eh? E tutti questi momenti andranno perduti, nel tempo, come lacrime nella pioggia? Ma no, sono certo che qualche direttore di giornale arrivato qui si affretterà ad alzare il telefono e offrirmi un contratto d'oro, no, pur di assicurarsi i brillanti servizi, calcistici, tennistici, sciistici e anche non sportivi tutti firmati, come è mia abitudine firmare, Francesco Zardo.


Tuesday, December 16, 2003


È un pezzetto che i lettori di questo blog non vedono gli appassionanti resoconti di zacka tho cracka su calcio, varie e dintorni. Prima o poi spiegherò per quale motivo, o forse no, dipende da come si risolvono alcuni piccoli problemi di lavoro - mettiamola così - che affliggono in questi giorni il mio presente e il mio futuro professionale. Però mi sembra ingiusto che i cari lettori ci vadano di mezzo, rinunziando ai crudi sproloqui di Zazzi sui big match del nostro campionato come ad esempio Reggina-Chievo, l'ennesima dieta di gol cui Za' si è sottoposto domenica scorsa. E siccome non è giusto, vi mollo il tabellino più il commento, e poi dico un'altra cosa.

Reggina (3-4-1-2): Belardi 6; Jiranek 6, Torrisi 5, Sottil 6 (38' st I. Franceschini sv); Mesto 6, Baiocco 7 (36' st Stellone sv), Mozart 6 (25' st Gia. Tedesco sv), Falsini 6; Cozza 5; Bonazzoli 5, Di Michele 7. A disp. Lejsal, Giacchetta, Martinez, Leon. All. Camolese 5
Chievo (4-4-2): Marchegiani 7; Mensah 5, Barzagli 7, D'Anna 6, Malagò 5 (1' st Santana 6); Semioli 6 (27' st Pellissier sv), Morrone 6, Perrotta 6, Lanna 5; Amauri 6 (32' st Zanchetta sv), Cossato 5. A disp. Frezzolini, Sala, Baronio, Sculli. All. Del Neri 6
Arbitro: Trefoloni di Siena 7
Note: ammoniti Malagò, Marchegiani, Morrone, Mesto, Torrisi. Recupero 2' pt, 4' st. Spettatori 18.798 per un incasso totale di 356.021,00 euro (288 paganti per un incasso al botteghino di 6.021,00 euro, 18.510 abbonati per una quota partita di 350.000,00 euro).

Reggio Calabria, 14 dic. - Finisce pari senza gol a Reggio Calabria, una gara fra due squadre che non vincono e non segnano da troppe partite. Del Neri veniva da tre sconfitte, con tre squadre importanti è vero, ma al Chievo nella sua breve storia in A non era mai successo. La Reggina non segna ormai da quattro giornate e per Camolese, che oggi esordiva al Granillo, un gol sarebbe stato il modo per ingraziarsi i tifosi, oltre che per scuotersi da una classifica che per i calabresi fa affidamento, si direbbe, più che altro sui difetti delle ultime. Con la Roma il Chievo aveva giocato bene, incassando però tre gol. Del Neri decide che non è il caso di azzardare troppo e imposta una squadra arretratissima che nel primo tempo si affaccia appena nell'area calabrese, al 15', con una girata di Amauri davanti a Belardi: l'attaccante colpisce male e il portiere della Reggina blocca senza problemi. Più difficile, dall'altra parte, il compito di Marchegiani qualche minuto dopo, quando i calabresi, fino a metà del primo tempo a loro volta prudentissimi, si scuotono improvvisamente: al 22' un'azione prolungata si conclude con una schiacciata di testa di Bonazzoli e il portiere del Chievo con un bel riflesso devia in corner. Sul calcio d'angolo è Di Michele, sempre di testa, a impegnare Marchegiani, che è bravissimo e salva di nuovo la porta dei veneti. La Reggina comincia a premere, il Chievo a soffrire, e questa sarà la chiave di tutto il resto dell'incontro. Ancora Di Michele e Marchegiani sotto i riflettori al 39': l'attaccante ci prova da venti metri, con un rasoterra forte e improvviso. Il portiere del Chievo era coperto ma ha un riflesso da ventenne e si distende mettendo in angolo. Nel secondo tempo la determinazione generale aumenta: si corre di più ma il gioco ne risente e la partita si fa confusa con la Reggina che continua a spingere e il Chievo che, passato il centrocampo, si tramuta in una squadra drammaticamente priva di idee. Progressivamente le squadre si allungano, Camolese mette in campo uno dopo l'altro gli attaccanti che aveva in panchina, e a questi cambi Del Neri risponderà confondendo le acque e cercando di uscire indenne dal caos. Al 26', su calcio d'angolo, deviazione di Baiocco che scavalca Marchegiani e finisce sulla base del palo per rimbalzare sui piedi di Bonazzoli. Ma quest'ultimo non è in giornata, esita e tira sui piedi di Barzagli che respinge. La Reggina ci prova in tutti i modi ma senza creare altre occasioni limpide e anzi, l'ultimo brivido al terzo minuto di recupero è per la porta di Belardi e viene da Zanchetta che in acrobazia manda sopra la traversa un pallone vagante in mezzo all'area. Traumatizzato da tre gol presi nella bella partita che aveva giocato in casa contro la Roma, Del Neri decide che tutto sommato è meglio essere brutti. E gli va anche bene, ma deve ringraziare Marchegiani, e calorosamente. La Reggina può recriminare, forse avrebbe meritato, ma per trovare questo sospirato gol dovrà anche trovare un attaccante di peso, magari semplicemente ritrovare Bonazzoli, purché meno svogliato di oggi.


Visto che bravo? E invece forse mi fanno secco. Ma non voglio parlare di cose brutte: sto creando una sorta di rete per intrappolare i filologi futuri se mai, come mi auguro, dovessi diventare lo scrittore italiano più famoso e celebrato degli ultimi due secoli. Che ci fa un articolo firmato dal buon vecchio Za' sul "Tempo Molise" di lunedì 15 febbraio a commento di Napoli-Campobasso di calcio femminile serie A2? Ogni tanto, di queste decine di cose che scriviamo facendoci raccontare i fattacci di calcio minore da corrispondenti di regioni e località remote, mi piace firmare. Sì, sono megalomane, fanatico, mi piacerebbe che un domani, fra cento anni, duecento anni ci fosse, che ne so, una tesi di laurea: "Anno 2003, tabellini e voti di Francesco Zardo", per dire.

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