Sotto il pallone

Wednesday, June 14, 2006


Mondiali, giorno 6

Il Brasile ha vinto di poco, il minimo indispensabile perché, a Rio, non si registrino suicidi, perlomeno non suicidi dovuti alle prestazioni di Ronaldo e compagni. La partita è stata a tratti interessante e la Croazia, come del resto si sapeva, s'è mostrata squadra non banale, e certo abbastanza di carattere da reagire alla normale depressione che può indurre una mina come quella di Kakà che ha deciso la partita alla fine del primo tempo. Per il resto, segnalo il mancato rispetto per la solennità dei Mondiali: ho visto la partita in ufficio e siccome c'era un collega che doveva seguire l'intervento di un ministro a Ballarò, sul terzo, mi sono sentito tutto il tempo il gracchiare politico invece di poter ascoltare, serenamente, la telecronaca dell'incontro di calcio, come quei due miliardi di persone che, nel mondo, vedevano la partita anziché Ballarò. Chissà quante persone in Brasile si sarebbero suicidate se l'avessero costretti a vedere Ballarò.

Tuesday, June 13, 2006


Ed ecco il Brasile

Prima di ogni Mondiale c'è sempre qualcuno che dichiara: "Io tifo Brasile". Anche il dichiararsi tifosi del Brasile si può ascrivere alla pretesa di un comportamento anticonvenzionale e alternativo che rifiuta una certa cultura borghese in favore di pretese o reali tendenze al ritorno alla natura, alla semplicità dei modi, alla negritudine intesa come valore costruttivo, ecc. Naturalmente non sono d'accordo, e prediligo nel mio sostegno calcistico nazioni che abbiano costruito un sistema sociale coerente come per esempio Finlandia o Canada. Ma il Brasile, c'è questo, è più forte a calcio, il che poi ce la direbbe lunga su un'ipotesi che vuole un indicatore della civiltà generale di un Paese si possa calcolare sull'asse della sua forza calcistica. In maniera, s'intende, inversamente proporzionale: più un Paese è forte a calcio meno è civile. Il criterio è approssimativo, comunque vorrei anche svelare il perché il Brasile è forte a calcio e ha vinto tanti Mondiali. E' noto, e diffuso dalla stampa, che ogni volta che la Seleçao perde o peggio viene eliminata da un torneo importante, si verificano in Brasile suicidi a catena. A centinaia. E ogni volta che i Verdeoro perdono alla notizia e ai numeri viene dato abbondante rilievo, amplificato poi dai notiziari. Questo induce una pressione psicologica negli avversari: ogni volta che un attaccante segna al Brasile potrebbe fare cento o duecento morti. Tutti per colpa sua, tutti suicidi sulla coscienza. Ed ecco che gli attaccanti avversari, oppressi, sbagliano.

Monday, June 12, 2006


Italia-Ghana
Sta per cominciare. Prima degli Azzurri devo dire una cosa sola: tutte le volte che al Mondiale esordisce l'Italia c'è sempre qualcuno che dice: "Io vado al cinema"; e qualcun altro che dice: "Io sono andato in giro per la città, era tutta vuota, bellissima". Eccoci, ci sta Totti, il calcio, tutto pronto. Il mio pronostico? Uno a uno.

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Siamo al 20' pt, ancora zero a zero. Ma m'è venuta in mente un'altra cosa. Quando esordisce l'Italia ai Mondiali e uno sta a vedere la partita con gli amici, c'è sempre una pischella che non glien'è mai fregato un tubo del calcio che chiede le sia spiegata la regola del fuori gioco. Se è carina, alle volte c'è uno che tenta di spiegarglielo ma lei non sta attenta. Del fuori gioco non gliene importa un fico secco: ha fatto la domanda solo per richiamare l'attenzione.


Pronostico sbagliato, il vostro Zazzi ha azzeccato solo il totale dei gol, che sono stati tutti e due dell'Italia. Inutile pubblicare il tabellino, che a st'ora l'hanno scritto pure sul menù del vino e cucina qui sotto, dirò invece dei festeggiamenti e dei clamori esagerati. A Roma, in Centro, dove si trova l'agenzia che m'incatena qui al lavoro, rumori di clacson, bandiere tricolori, caroselli auto, voglia d'amnistia, e - ne sono certo - se non a Roma altrove, il pizzettaro che inforna la pizza col pesto, mozzarella e pomodoro. Interessante: i media e i tifosi si scatenano subito, col timore di non poterlo fare più avanti. Quest'ansia da Mondiali si vive più forte quasi ogni quattro anni, una voglia di indulto, di andare in motorino senza casco, di sentirsi tutti uniti, che porta a perdere d'occhio qualunque approfondimento tecnico. E' quella febbre che ci ha portato, noi italiani, a mettere sul piedistallo giocatori come Schillaci, cosa che è successa, e non si faccia finta di averlo dimenticato.

Quanto a quest'Italia, bello il gol di Pirlo, e la difesa sorprendentemente non prende sveglie, anche perché i togolesi sono stati, in attacco, un po' approssimativi. Con Nedved sarà un altra storia, ma non faccio pronostici, ché come s'è visto li sbaglio: meno male che la prossima partita è contro gli Stati Uniti che hanno dimostrato - e con chiarezza - di essere una squadra di seghe, restituendo quel senso di gerarchia eurocentrica che a noi cui i Mondiali piacciono, piace, tranquillizza. E' seccante, in altre parole, vedere arrivare la Corea e la Turchia così avanti com'è successo ai Mondiali del 2002. E' seccante che gli Usa passino il turno, com'è avvenuto sempre di recente. Lasciamo che gli Usa, almeno a calcio, perdano: per la prossima partita tiferò con calore e passione Italia, l'ho deciso ora.


Indovinate chi ha rubato il tabellino per voi? Ma l'amico Zazzi! Ed ecco due parole su Australia-Giappone 3-1:

Australia-Giappone 3-1
Reti: 26' pt Nakamura, 39' st e 44' st Cahill, 47' st Aloisi
Australia (4-5-1): Schwarzer; Emerton, Neill, Moore (16' st Kennedy), Chipperfield; Grella, Culina, Wilkshire (33' st Aloisi), Bresciano (8' st Cahill), Kewell; Viduka. All. Hiddink
Giappone (3-5-2): Kawaguchi; Miyamoto, Nakazawa, Tsuboi (11' st Moniwa, 47' st Oguro); Komano, H. Nakata, Fukunishi, Nakamura, Alex Santos; Takahara, Yanagisawa (34' st Ono). All. Zico.
Arbitro: Essam Abd El Fatah (Egitto)
Note: ammoniti Miyamoto, Grella, Takahara, Aloisi, Cahill, Moniwa, Moore; recupero 1' pt, 3' st; spettatori 50.000 circa.


Il Giappone è una delle nazioni mondiali che, fra splendori e miserie, s'è posta con evidenza e continuità nell'epicentro della storia, del costume, della cronaca, della cultura e dell'estetica mondiale del Ventesimo secolo. Non è il caso di approfondire, non qui, cause e connotati di questa nippocentricità. Ma un parallelo fra la vitale e influentissima new wave di film horror giapponesi e la partita del Giappone di oggi, quella sarà il caso di farla. Sì, perché come può avvenire in The Ring o in Dark Water la squadra giapponese, in un sereno pomeriggio è precipitata in un incubo che presenta gli stessi connotati di rapidità, sorpresa e cupezza dei film citati. Fino a sei minuti dal termine stavano uno a zero e poi hanno preso tre sberle una dopo l'altra da una squadra, l'Australia, che fino allora nella storia dei Mondiali non aveva mai segnato. E fino al crollo del Giappone si capiva pure perché. Ma così sono i fantasmi, entità innocue e incorporee che poi nei film giapponesi si trasformano in demoni affamati e sbranatori di bambini. E il regista di Dark Water, per dire, si chiama Nakata. Insomma, mi pare che i giapponesi se la so' cercata.


Germania 2006 - Giorno 4

Lo ammetto. Ho saltato un giorno. Non solo ho saltato già un giorno di cronache, ma anche due partite: non ho visto Serbia-Olanda e Messico-Iran. E ammetto pure di aver visto a casa, su Antenne 2, Federer-Nadal, finale dei Roland Garros.

Bel blog di calcio, direte, bravo Zardo. E invece dovreste essere contenti, cari lettori di "Sotto il pallone", che il mio blog calcistico non si ferma all'arida cronaca delle partite di calcio ma include anche, in chiave dialettica al calcio e dunque calcistica, la sofferenza del tennista svizzero di provata fede giallorossa: che avesse la testa ad Hannover, Roger, mentre il sempre più aitante spagnolo lo metteva alle corde come alla finale di Roma vincendo per di più in quattro set il secondo torneo di tennis più prestigioso del mondo? Per quanto mi riguarda tifavo Federer per diverse ragioni: la prima è che ha un rovescio più bello da vedere, la seconda è che mi sento più adiacente alla Svizzera che alla Spagna, una nazione tennisticamente meno noiosa tanto che tifo anche Hingis, la terza è che Federer lo conosco! Sì! Una volta s'era, io e Lucrezia, fuori dal Metropolitan aspettando che arrivasse l'orario di inizio spettacolo: il Metropolitan, per chi non lo sappia, è un cinema di Roma. Nell'attesa abbiamo deciso di visitare un lussuoso hotel non lontano dal cinema, cosa che abbiamo fatto. Uscendo, chi entrava? Proprio Federer, sì sì. E io gli ho detto: "Hi Roger"; e lui m'ha detto: "Ciao". Quindi non solo lo conosco, ma addirittura lui pensa, se mai ci pensa, che io e Minni si alloggiasse all'Hotel de Russie, che costa un milione a notte, bene che vada. Quindi tifo Federer: 1. Ci conosciamo; 2. Lui pensa che io sia un riccone. Nadal invece non lo conosco per niente, neanche così, neanche "Buongiorno e buonasera".

Parliamo di Angola-Portogallo, che ho visto ieri. L'amico Fabio m'ha segnalato un'omissione dei telecronisti, che non hanno dato il risvolto storico del match: da ex colonia portoghese, infatti, gli Angolani avevano ben ragione di stare incazzati e assediare il Portogallo che alla fine l'ha spuntata per uno a zero. O forse vivevano l'incontro con una soggezione che ha impedito loro di centrare la porta e muovere la rete portoghese? Le frustate pesano, nella storia, pesano per secoli e il riscatto calcistico, c'insegna la storia del calcio, non è mai un riscatto morale sufficiente. Semmai gli dovevano dare un sacco di botte, quello sì, ma con le nuove regole Fifa le botte all'avversario vanno limitate. Chissà che alla Fifa non l'abbiano studiate proprio in vista di Angola-Portogallo...

Azzurri in campo stasera, e se ne parlerà! C'è Totti, e guai che non ci fosse, ci ritirano una decina di sponsorizzazioni tranne l'acqua minerale, che invece spinge per Del Piero. Li vedrete tutti e due, insomma, niente paura. Poi che faranno lo si vedrà in giornata. Io non so mai se sono dell'Italia, quando inizia un Mondiale, non lo so mai fino a un certo punto. Per esempio nel '78 ero dell'Italia, e ho sofferto vedendo l'Olanda che ci affondava, noi e il povero Zoff stanco e distratto, verso la finalina. Nell'82 non ne parliamo: ero dell'Italiissima, e non sto a rievocare i Mondiali '82 che n'avete fin troppo abbastanza, sono convinto. Nell'86 pure, e m'è seccato davvero vedere in piazzetta, a Sperlonga, la Francia che ci faceva i bozzi e i corni dal finestrino. Nel '90 no. Caniggia che ci riacchiappa e Donadoni che ci affonda fuori dalla finale non m'è dispiaciuto nemmeno un po': era un'Italia brutta davvero, quella di Schillaci, tanto da dover mettere sul piedistalli, ditemi voi, Schillaci. Nel '94 ero indeciso fino a Italia-Nigeria, una partita epica vista col papà in cui Baggio ci ha fatto esultare ma per davvero, quel magico pomeriggio di epico riscatto del calcio azzurro. Nel '98 inzomma... Quando Di Biagio stampò il rigore sulla traversa francese, evidentemente, già mi sentivo un po' mezzo francese, già mi prevedevo un giorno a Parigi, a tendere a una francesità che devo dire, a tratti, m'è stata quasi concessa con la forza dell'amore. Nel 2002, la spenta Nazionale che rimpiangeva la pasta al dente nel suo viaggio orientale, non l'ho tifata nemmeno un po', nemmanco per niente, come si vede in un commento che scrissi fresco fresco di eliminazione proprio in quei giorni lì.

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