Sotto il pallone

Saturday, July 08, 2006


Il vizietto

Sì, anche oggi. Anche oggi che domani c'è Italia-Francia, finalissima di calcio mondiale su cui per davvero avrei qualcosa da dire considerandomi un po' francese. Anche oggi che potrei smazzare sull'evento imminente ben due libri che ho scritto, Come sopravvivere ai francesi e Come sopravvivere agli italiani. Anche oggi che tutto il mondo pensa solo al calcio. Anche oggi io approfitto del pomeriggio che m'inchioda in ufficio e che cosa mi guardo e di che cosa parlo? Di Justine Henin-Hardenne che s'affronta nella finale di Wimbledon con l'Amelie Mauresmo, una finale dei sogni o degl'incubi per chi, come me, nei grandi slam tifa alternatamente, e a seconda di chi va avanti, per l'appunto Justine Henin o Amelie Mauresmo. E quindi Zambrotta, Gilardino, Totti, Buffon e tutti stanno parcheggiati da qualche parte, nella mia mente, come le statue del museo delle cere quand'è notte. Quest'anno, la signora Hardenne e la signorina Mauresmo, hanno vinto uno slam per uno. Amelia ha vinto Melbourne in finale proprio con Giustina che laggiù si ritirò per poi vincere i Roland Garros, poco più di un mesetto fa. Nessuna delle due ha mai vinto a Wimbledon. La Mauresmo ha eliminato la Sharapova, Henin ha fatto fuori la connazionale Klijsters. Ha visto l'incontro Mauresmo-Sharapova, ha chiesto un giornalista a Justine che ha risposto: "No, non guardo mai gli altri incontri di tennis femminile".

L'esperienza è notevole, per me. Siccome è sabato, e siccome non lavoro in un'agenzia sportiva, non ho difficoltà a seguire l'incontro e anche a commentarlo in (quasi) diretta, visto che nessuno mi secca. Anche perché sono riuscito, prima, a mettermi due-tre ore avanti col lavoro e quindi sto serenamente fingendo di lavorare. E invece la seguo in Tv e sul sito. Il sito è leggermente avanti rispetto alla Tv e capita che io sappia il risultato uno o due secondi prima della fine dello scambio. La cosa mi dà l'impressione di essere un veggente. Il punteggio attuale è 6-2 Henin, 4-1 Mauresmo. In teoria, e per quello che vedo, si va al terzo set. Ma Juju potrebbe anche ripigliarsi. Mi sa anche che oggi lei è in uno di quei giorni famosi nei quali è imbattibile.

Invece no. Il vostro mago dei pronostici, pur dotato di capacità divinatorie grazie alla crasi Internet/Video, non c'ha preso neanche oggi: ha vinto Amélie, che da quel momento in poi è avanzata sul campo fino a spaurire la nostra Juju. Quindi la Francia ha vinto la finale, ora si può scrivere. E quell'altra finale, direte voi, milioni di miei lettori? Ne parliamo domani, suvvia, non c'è poi tanta fretta.

Thursday, July 06, 2006


Rapidamente. L'Italia è in finale della Coppa del Mondo. S'è vinto due a zero con la Germania, in una partita piuttosto bella e combattuta durante la quale quasi mi sono convertito al tifo calcistico per gli Azzurri. Quasi, dico. Scusate, Lippi, scusate, ragazzi, se qualcuno di voi mai capiterà da queste parti. Del resto di tifosi ce n'avete assai, anche in Brasile - dicono - Cina, Argentina, Iraq. Anche in paesi dove ci dicono che tifare Italia comporta l'ergastolo o la pena di morte, Cuba o la Corea del Nord. Perché non riesco a tifare Italia? Lo devo capire, calarmi nell'abisso dei miei ricordi e della mia coscienza. Prima però, per distenderci, farò tabellino e commento. Il tabellino lo scrivo da zero: mi aiuterà a capire.

Germania-Italia 0-2
Reti: 14' sts Grosso, 16' sts Del Piero
Germania (4-4-2): Lehmann; Friedrich, Mertesacker, Metzelder, Lahm; Schneider (38' st Odonkor), Kehl, Ballack, Borowski (28' st Schweinsteiger); Klose (6' sts Neuville), Podolski. All. Jurgen Klinsmann
Italia (4-4-2): Buffon; Zambrotta, Materazzi, Cannavaro, Grosso; Perrotta (14' pts Del Piero), Pirlo, Gattuso, Camoranesi (1' pts Iaquinta); Totti, Toni (29' st Gilardino). All. Marcello Lippi
Arbitro: Benito Archundia (Messico)
Note: ammoniti Borowski, Metzelder e Camoranesi; rec. 1' pt, 3' st, 1' sts; spettatori 65.000 circa.


Il commento? Ma sì, varrà il commento che ho fatto per l'agenzia, solo che per correttezza lo riscrivo a memoria, così sembrerà originale.

Italia-Germania, in questa serata afosa del luglio 2006, si scrive Germania-Italia, e non finisce quattro a tre. Va detto però che quando noi che durante Italia-Germania quattro a tre s'era appena nati, a lagnarsi e a impedire alla mamma di seguire, se avesse voluto, la semifinale del campionato del mondo di calcio, quando noi saremo vecchi, potremo rompere le palle alle generazioni successive rammentandoci di questo Germania-Italia zero a due, far conto di essere vissuti in un'epoca mitica in cui la pace nel mondo, la giustizia sociale, i viaggi nel tempo e i voli transplanetari erano ancora di là da venire. I nostri tempi... I tempi di Germania-Italia zero a due, quando noi s'era ancora piuttosto poveri, non famosi, ancora piuttosto giovani noi, e Buffon, Materazzi, Cannavaro e anche quel Totti. E anche quel Fabio Grosso e poi quel Del Piero che avrebbero regalato a noialtri di questa generazione un Germania-Italia da ricordare. Che poi, diciamocela tutta, noi pure di questa generazione un Italia-Germania da ricordare ce l'abbiamo, quel tre a uno fatto in Spagna nell'82, vero. Però in quella partita li facemmo neri in novanta minuti. E non, come stavolta e in Messico, ai supplementari. E non, come stavolta e in Messico, alla fine del secondo tempo supplementare. Insomma, questa partita, mi autorizza a rompere le palle a chi è nato oggi, o a chi oggi è troppo piccolo ed l'eurovisione e quel bordello che ne è seguito gli hanno disturbato essenzialmente il sonno. Eh sì, cari ragazzi. Ogni tanto, insomma, è la nazionale di calcio tedesca che fa dono a noi italiani di una cadenza per misurare gli anni che passano.
Per la cronaca, l'Italia si comporta bene in difesa anche se al nostro portiere non manca l'occasione di prendere un bel voto per averci pensato lui quando le cose si son messe male (ed è successo). Poi, a due minuti dalla fine, Pirlo pesca bene in area Fabio Grosso, uno che in questo torneo, lo ammetta, non vedeva l'ora di fare un gol, e Grosso lascia partire un bel diagonale che nella prospettiva televisiva dura diversi secondi: lo spettatore per tutti quei secondi non riesce a capire se il tiro finirà dentro o fuori e lo capisce solo quando vede che il pallone s'arresta lì, a tre quarti della Tv, senza perdersi fuor dallo schermo. L'Italia tutta (ma a detta di alcuni anche Cina e Cuba) esplode a quel punto in un tale casino che ancora tutti gli italiani stanno ad abbracciarsi e tastarsi senza accorgersi che Del Piero ne fa un altro, senza che manco i tedeschi se ne accorgano. E poi finisce, e si va in finale. Domani apprenderemo che la finale è con la Francia, che periodicamente ci fa dono invece di cadenze eliminatorie, fin dai tempi di Platini. Però è anche vero che un po' tutti tifano Italia, un po' tutti sentono di farcela stavolta. Che insomma non c'è scritto sul trattato di Maastricht che l'Italia debba sempre vincere con la Germania e poi perdere con la Francia.


Che cos'è che mi sottrae, a 'sto punto, dall'essere io dell'Italia, riversarmi in strada senza quell'aria astratta e scocciata, godere di un briciolo di oblio collettivo, in questa serata in cui gli italiani in mezzo alle strade sono fra i cento e i duecento milioni? Un po' di cose, e in parte alcune l'ho forse dette, nell'arco di questo mondiale di calcio. Lo spettro, per esempio, delle bandierine che per anni sbiadiranno e s'invecchieranno alle finestre, del bianco che diventa grigio, poi nero: nero rosso e verde... Ci siamo liberati da poco degli straccetti giallorossi, poi delle bandiere della pace, insomma credo che le persone, nel nostro paese, possano ambire senza vittorie sportive o preoccupazioni belliche a trovare ciascuno un rispetto della collettività ma anche una sua identità individuale, senza dover appendere un simbolo d'identità calcistica fuori del balcone. E questo, se i francesi cazzeggiano, non avverrà. Ma non è quello, non è quello, che oltretutto c'è il rischio serio che la Roma vinca lo scudetto l'anno prossimo e quindi le bandiere ce le ritroviamo comunque. Un po' mi raccolgo in me stesso, penso a una giovane collega che non beneficia dell'indulto generale relativo agli azzurri e ingiustamente non le viene rinnovato al contratto, e mi mancherà, era forse l'unica che leggeva queste cronache zardiane dei Mondiali. Penso a troppe cose, per concentrarmi sull'Italia. Penso al fatto che ho tifato Francia nel 2000, quando ho visto la finale degli Europei e stavo per andare a vivere in Francia, dove i francesi m'avrebbero rotto le palle per tutti i due anni manifestando superiorità morale e calcistica e non me ne importava un fico secco. Penso che però non sia neanche questo il punto. Penso di aver smesso di essere dell'Italia da sei anni, cioè da quando non c'è più il mio papà. Aveva senso reciproco, allora, essere dell'Italia. Ricordo Italia-Brasile dell'82, ma anche un'Italia-Nigeria del '94, in cui s'era entrambi già piuttosto italoscettici, ma in dieci contro undici diventammo super dell'Italia e al gol di Baggio mi ricordo una pura convergenza tifosa, il papà e io, in quel bel pomeriggio di sole passato insieme. Insomma, forse quando uno perde il suo papà diventa fin troppo adulto, fin troppo di colpo, e per qualche anno si astiene dal tifo calcistico, pensando ad altre cose. A me, mi sembra, è successo così e magari per questo non gioisco abbastanza per questa bella partita vinta contro la Germania.
O magari sono diventato della Francia, e non ho mai smesso di esserlo...

Tuesday, July 04, 2006


M'ero scordato che c'è Germania-Italia? Direi di no. Brevemente, me la vedo qui al lavoro, tanto per cambiare, e sarei pure tutto contento salvo che nella stanza ci stanno ben quattro colleghi cacacazzi, contrariamente al solito, che quando giocano gli Azzurri me ne sto tutto contento tutto solo. E posso fumare. Ora vediamo questi qui quando schiodano, che oltretutto non riesco a immaginare che cazze di notizie ci possono stare durante la semifinale della Coppa del Mondo con di mezzo gli Azzurri. Un pronostico? Lasciamo perdere, va'. Ci suonano l'inno per primi, e avviene subito una cosa mitica: ci fischiano da morì. Un po' tengo Germania, non posso proprio farne a meno.

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